giovedì 10 maggio 2007

Juri (3^a parte)

DUE ORE AD IMMAGINARE UN FUTURO IMPOSSIBILE.

In quelle due ore di lezione Juri non capì niente di ciò che spiegava il professore. Guardava nel vuoto e pensava. Pensava al perché quella ragazza si era seduta lì, accanto a lui, e gli aveva rivolto la parola. I suoi pensieri tornarono indietro, pensò a tutte le volte che l’aveva vista: non le aveva dato un’impressione di “bella ragazza”, ma questo a lui non importava, perché cominciò a pensare al futuro, al matrimonio e ai tanti bambini che avranno. Voi potreste obbiettare dicendo: “No, troppo presto!”, ma non aspettatevi altro da una persona che da dieci anni aspetta solo questo momento, per quel che ne so io, nei suoi pensieri, aveva scelto anche la casa dove dovevano andare ad abitare.
La lezione stava per finire e Juri pensò a qualcosa da dire, tanto per attaccar bottone, ma non era un sarto. All’improvviso, forse per un attacco d’insicurezza, un normale attacco per lui che era insicuro pure quando pagava al supermercato, pensò che probabilmente fosse uno scherzo, fatto dalla ragazza. Lui odiava gli scherzi. Adesso Juri si trovava davanti ad un bivio: rischiare una delusione che avrebbe ucciso il suo orgoglio o comportarsi da vero uomo e portarsi a letto quella ragazza. Io, che vi racconto questa storia, posso solo assicurarvi che in lui c’era così tanta indecisione che mi faceva provare sia ribrezzo che compassione per quell’omino così sfortunato. Il professore stava assegnando delle esercitazioni da fare a casa, la lezione sarebbe finita di lì a poco e il dilemma di Juri non era ancora risolto, ma all’improvviso gli venne un’idea, “che stupido…” pensava, “ho trovato il modo!”, sembrava che era nata in lui l’intuizione di un grande scienziato: “mi alzerò per andarmene e se lei vorrà parlare con me, mi chiamerà”. Sembrava un piano perfetto per un essere umano timido e insicuro.
Il professore congedò gli alunni, quindi Juri mise le sue cose a posto, si alzò e cominciò ad andarsene, aspettava solo di sentire la voce della ragazza da un momento all’altro, ma le sue orecchie udirono solo il frastuono provocato dalle voci degli altri ragazzi. La delusione fu grande. “Due ore perse ad immaginare un futuro che non avrò mai”, questo pensò Juri. I complessi d’inferiorità cominciarono a logorarlo: “Perché a me?”, “cosa ho fatto di male?”, queste erano le domande che si poneva quell’uomo, che per due ore si era sentito proprietario di una felicità che non aveva mai provato.

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