lunedì 30 aprile 2007

Appunto: alle 15 atterra un'aereo

Dichiaro ufficialmente chiusa la mia vita da pseudozitello.
Con una mossa tattica degna del miglior Zeman, R. (la mia padrona) oggi torna in Italia per fare l'ingegnera.
Alle milioni di ragazze che hanno sperato nella sua lontananza, per avvicinarsi a questa "sort'" di maschione, dico: "peccato, avete perso una buona occasione..."

venerdì 27 aprile 2007

Cinque libri II (che poi diventano sei)

Riepilogo delle puntate precedenti:
MrCima mi ha mandato un meme: I cinque libri delle tua vita. Io, disciplinatamente, l'ho compilato e l'ho invitato ad altri 5 blogger:
Albe - Direttore (ir)responsabile dell'Eco di Dionisio
Ipokuto
Djobi
Uto88
Piero de "La Cazzetta della Sera"
Ma in tutto questo fremere letterario, mi sono dimenticato del libro più importante della mia vita: la mia tesi di laurea. Quindi vi consiglio vivamente un altro libro che vi aprirà i confini del mondo....

Lupo Sordo - La politica dei prodotti tipici nei parchi nazionali: il Parco Nazionale del Gargano.
Definito lo "sperone d’Italia", il Gargano si trova a meridione della penisola italiana ed appare come un promontorio proteso verso il mar Adriatico.
Situato nella parte settentrionale della Puglia, l’intera area protetta è collocata all’interno della provincia di Foggia.
Il territorio del Gargano è ben distinto dal resto della provincia, infatti, esso è diviso dal Tavoliere delle Puglie ad Ovest dall’ultimo tratto del fiume Fortore ed a Sud-Ovest dal torrente Candelaro, mentre il resto del promontorio è bagnato da Nord-Est a Sud-Est, cioè dalla Torre del Fortore fino al Golfo di Manfredonia, dalle acque dell’Adriatico.

I prodotti tipici come beni in grado di tutelare l'ambiente e come mezzo di promozione dell'Ente Parco. Tutto questo dimostrato attraverso il caso specifico del Parco Nazionale del Gargano. Dopo una breve analisi del territorio di studio, della sua situazione economica e dell'Ente che lo gestisce, la tesi analizza le varie iniziative che l'Ente Parco Nazionale del Gargano ha progettato per promuovere i suoi prodotti tipici.
Capolavoro assoluto del filone "prendi la laurea e scappa!"

martedì 24 aprile 2007

Cinque libri

Sono le due di notte, riprendo il possesso del computer, dopo che il mio coinquilino me lo ha sequestrato per due ore, e cosa ti vedo? Vittima designata! Porca miseria sono inguagliato!
MrCima mi ha passato un meme: i cinque libri della tua vita. A dir la verità, nella mia vastissima ignoranza non sapevo cos'era un meme, ma poi ho capito: è una specie di catena di Sant'Antonio (mi passerete il termine). E così, alle due di notte, incomincio a scegliere i libri: mi avvicino alla libreria e rivedo vecchi amici che mi hanno fatto compagnia, così mi viene voglia di rileggerli tutti, ma sul mio comodino, da febbraio, c'è la biografia di Carlo Magno che devo finire, ma che non riesco a finire...
In allegato vi propongo cinque libricini che avrò letto sicuramente più di cinque volte, a parte il libro di Marquèz che l'ho comprato solo l'anno scorso.

Tiziano Sclavi - Non è successo niente
Un telefono che suona. E' nero, di vecchio tipo, ma questo non ci fa capire in che epoca siamo, che non ci sono più epoce.
Dellamorte è sotto la doccia e non lo sente. Gnaghi, che ha appena finito di costruire il teschio di plastica fosforescente, risponde e dice:
"Gna."
Il telefono dice:
"Buongiorno a lei. Sono del centro informazioni. Posso darle qualche informazione?"

Romanzo volutamente sgrammaticato (un po' come i miei post), una bellissima autobiografia dell'autore di Dylan Dog, dove racconta lo Sclavi fumettista e lo Sclavi romanziere, che poi sono le stesse persone, ma con problemi diversi.
Oltre alle storie dei due protagonisti (Tom e Choan), nel romanzo sono raccontate un'altra serie di storie dove i personaggi risultano anche più instabili dei protagonisti.
Il libro si legge tutto di un fiato ed è l'esempio di come si fa un autobiografia senza annoiare chi sta leggendo.

Gabriel Garcìa Màrquez - Cent'anni di solitudine.
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva del fiume selle acque diafane che rovinano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche.

Marquez racconta la saga familiare dei Buenda dove in cent'anni si alternano i José Arcadio (gli estroversi) e gli Aureliani (gli introversi).
Cosa dire di un libro di cui è stato detto tutto? Secondo me nel microcosmo che è Macondo (il paese fondato dai Buenda), è un po' racchiusa la nascita, l'evoluzione e la distruzione del mondo.
Il libro è bellissimo e se non lo avete ancora letto, alzate il culo dal computer e procuratevelo...

Robert M. Pirsing - Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
Senza togliere la mano dalla manopola sinistra vedo dal mio orologio che sono le otto e mezza. Il vento, anche a cento all'ora, è caldo e umido. Chissà come sarà nel pomeriggio, se già alle otto e mezza c'è tanta afa.
Nel vento ci sono gli odori pungenti degli acquitrini ai margini della strada. Ci troviamo nella zona delle Pianure Centrali, piena di pantani, ideali per la caccia alle anitre; veniamo dal Minneapolis e andiamo a nord-ovest, verso i due Dakota.

Me lo prestò mio cugino che, pur avendolo comprato, si scocciava a leggerlo. Il libro è ancora in mio possesso e non ho assolutamente intenzione di restituirglielo.
Nel romanzo si intrecciano tre libri: un romanzo On the road, dove il protagonista gira parte dell'america a cavallo della sua moto assieme a suo figlio; Un manuale zen sulla manutenzione della motocicletta; la storia di Fedro e della sua ricerca della qualità, che lo porterà alla pazzia.
Di difficile lettura ma riesce lo stesso a tenerti incollato alla carta.

Carlo Levi - Cristo si è fermato a Eboli.
Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell'altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte.

Il romanzo racconta l'esperienza d'esilio dell'autore in Basilicata.
Nella Basilicata raccontata da Levi, ho riconosciuto il meridione, con le sue gelosie, i suoi problemi ma anche i suoi pregi.
Trovo questo libro, poetico e veriterio e me ne innamoro sempre di più ad ogni lettura.

Enrico Noviello - Andrea Sacco suona e canta (storia di un suonatore e cantatore di Carpino)
A Carpino si cantano i sonetti.
La principale funzione sociale dei sonetti cantati era anticamente quella di "portare la serenata".
Di Serenate, Andrea Sacco non se ne perdeva una: se lo venivano a chiamare i compagni, scendeva immediatamente con la battente, qualsiasi cosa stesse facendo, da giovane come quando era più in là con gli anni.

Nel periodo dell'informatizzazione, ecco un libro che riprende la storia orale. Il Noviello non si limita a raccontare l'artista, ma scende in profondità, facendoci conoscere l'uomo tramite un'intervista molto informale. Il risultato che ne esce è uno spaccato di quella cultura contadina, una volta egemone nel meridione, ma che adesso va scomparendo.
Tra gli anziani cantori di Carpino, Andrea Sacco è l'unico con cui non ho avuto il piacere di parlare e discutere di musica, ma questo libro me lo rende vivo, e mi fa sempre più affezionare a questo vecchietto che ci ha lasciati un anno fa.
Giusto perché sono buono, vi metto anche uno spezzone:
Me vurria truà 'n ciéle me trove
me trove dinte a n'orte di vijole
ma pe crijanza non ne tocche une
j'éje fatte a lite pe lu sole
ije vuléve cuntà li stelle a une a une
li stelle non ce contene a une a une
ce contene a centenaja de meliune

Adesso devo infettare anch'io cinque blogger con questo meme... Questo mi è difficile, visto che sono blogger da pochi mesi e non sono "inserito", ma non mi scoraggio ed invito anch'io 5 blogger, di cui uno non conosco e uno non so se partecipa visto che il suo blog parla di altro, ma io ci provo.
Ecco i nomi della lista (non è obbligatorio partecipare, ma io mi sono svegliato presto per farlo):
Albe - Direttore (ir)responsabile dell'Eco di Dionisio
Ipokuto
Djobi, così torna a scrivere nel suo blog.
Uto88
Piero de "La cazzetta della sera"

lunedì 23 aprile 2007

Una scelta di campo (se l'avesse davvero fatta Berlusconi adesso avremmo un agricoltore in più)

La politica è una cosa poco seria, quindi in generale il Diario di bordo non parla di politica. Meglio discutere sulle regole della "léggia" o su la conversazione di due mezzi deficienti. Sicuramente parlo di lavoro, di musica popolare e, a volte, propongo video, ma non parlo di politica. Questo blog ha raccontato storie, non si è fatto mancare mai niente ed è pieno di appunti della mia recente vita. In questo mese e mezzo sono andati a Londra, ho omaggiato Totò e mi sono appoggiato alla testata principe dell'informazione italiana: l'Eco di dionisio. Ma Dio mi è testimone, non ho mai voluto affrontare la politica.
Il mio bilancino politico pende verso una lato, questo è scontato. Ma, le cose poco serie non mi interessano. La cosa più seria della mia vita è R. ed io in questo piccolo spazio web non potevo esimermi dal parlare di lei. Nel diario di bordo siamo andati a Roccacandita, dove la politica è un litigio tra parenti e lì diventa una cosa seria, ma i partiti italiani, oltre a farti disinteressare della politica, la fanno diventare una gara a chi mostra meglio il suo faccione.
Nonostante sin da piccolo ho avuto le mie idee politiche ben precise, oggi alla veneranda età di 19 anni* ho deciso di non votare più per i partitucci parlamentari, ma ho deciso di votare per il Partito personale di Piero, autore della Cazzetta della sera. Ecco i punti programmatici che ci propone il nostro blogger:
Telefonini con la scossa elettrica per i minorenni
Ho in mente quest'idea tecnologica per dare uno stop ai ragazzetti presuntuosi quando superano i limiti della buona condotta. Gli adulti avranno uno strumento per fermarli. Basta semplicemente mandare un messaggino con scritto "scossa" al telefono dell'interessato e questo prenderà una bella scarica che lo farà rinsavire di colpo. Il bello è che nonostante il ragazzo si accorgerà del problema, non riuscirà a staccarsi dal telefonino per risolverlo, perché sentirà il bisogno di telefonare al compagno di banco per raccontarglielo. E via di nuovo con un'altra scossa terapeutica.

Ritiro immediato dall'Afghanistan e invasione della Svizzera
Le forze armate italiane verranno concentrate per invadere la più grande cassaforte del mondo.
Che poi è lì al confine e nessuno ci ha mai pensato.
Con la scusa dell'invasione portiamo via tutti i danari. L'anno dopo ammettiamo di non aver trovato armi di distruzione di massa e facciamo tornare a casa i nostri soldati. Restituendo indietro il formaggio e la cioccolata rubata per distogliere l'attenzione dal danaro che abbiamo in saccoccia.

Abolizione delle tasse e abolizione dei ricchi
Le tasse devono essere abolite ma nessuno potrà accumulare soldi oltre i 30 mila euro (a parte la casa). Così ci sarà una perfetta redistribuzione del reddito perché quelli che accumulano capitali saranno costretti a spenderli subito dando nuovo impulso all'economia. Nel frattempo i più poveri si saranno inventati un mercato di servizi superflui per migliorare la vita dei ricchi. Ma sicuramente non si resta né ricchi né poveri molto a lungo e si oscilla nell'equilibrio magico dell'economia del benessere.

Servizi telefonici gratuiti, ma le telefonate di chi parla troppo possono essere diffuse al pubblico
Questo meccanismo consente di limitare in maniera saggia l'uso del telefono permettendo di fare soldi vendendo ai giornali scandalistici le intercettazioni di quelli che telefonano troppo. Che poi sono le solite categorie odiate dall'elettore medio: gli arbitri, Moggi, i magnaccia e le suocere.

Eliminazione della raccolta differenziata, e di tutta l'immondizia in genere
Il cittadino dovrà provvedere personalmente allo smaltimento dei rifiuti. Due sono le soluzioni: o si arrangia da solo seppellendo le scorie nel giardino del vicino (poi voglio vedere se sarà ancora così verde) oppure si rivolge a un mercato di libera concorrenza della nettezza urbana.

Questo è un programma coi fiocchi direi, ma se proprio non volete spostarvi dalle vostre idee politiche, visitate il suo blog, ne vale proprio la pena:
La cazzetta della sera: notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico.

* [qui l'autore mente sapendo di mentire]

domenica 22 aprile 2007

Appunto: consumatori esigenti

Cliente: "Non è possibile! E' uno schifo! State facendo troppi imbrogli! E' tutta una truffa!"
Lavoratore part-time: "Scusi, ma se è una truffa, perché viene qui a farsi rubare i soldi?"
Cliente: "Tento la fortuna..."
????????????????
La gente è strana...

sabato 21 aprile 2007

Sunétte

Oggi mi sento molto generoso, per questo vi regalo un bellissimo sonetto di Carpino... Perle ai porci? ....sì, perle ai porci...
Pigghiete questa lettere che ije t'ammanne
l'éje scritte allu mare profonne
l'eje scritte piangénne e lacrimanne
pe li lacrime tue lu mare c'abbonde
da amice e da parénte abbandunnate v'hanne
dicevene che pe voje non c'è più monde
quanne li forze vostre vanne a mancare
tanne ce rivedéréme a javte monde

giovedì 19 aprile 2007

Diario di bordo di un viaggiatore low cost

L'occasione era ghiotta: la mia ragazza lavora a Londra, ed io non potevo non scroccare il posto letto per farmi una vacanza con spese minime, così ho preso il primo aereo da Parma e sono andato nella capitale inglese.

Il volo Parma - Stansted:
Dio benedica la Ryanair, da quando c'è questa simpatica compagnia irlandese, tutti noi possiamo viaggiare per l'Europa a minime spese. Io mi immagino gli amministratori delegati di questa compagnia, ogni giorno a bere birra ed ad estrarre i fortunati posti che viaggeranno ad 1 centesimo. Così prendo il volo Ryanair che da Parma va a London Stainsted, ci metto due ore per arrivare nella capitale brittanica.
Le assistenti di volo sono delle vere cesse e parlano solo l'inglese, cosa molto ingiusta, visto che in Italia per fare questo lavoro devi conoscere almeno un paio di lingue. Gli annunci, anche i più importanti sono soltanto in lingue inglese. "Che palle", penso io... Quelle che mi gratto quando gli assistenti di volo, fanno la solita coreografia per indicarci le uscite di sicurezza. Gli unici messaggi in italiano sono quelli pubblicitari... potere del business... Volo tranquillo, atterraggio un po' brusco, ma almeno sono vivo...

Trasporto Stansted - Londra:
All'aeroporto di Parma una ragazza carina mi ha consegnato un dépliant con gli orari dei bus Terravision... Quindi arrivo a Stansted con un bagaglio di conoscenze adatte: so cosa prendere e conosco gli orari. Ma all'arrivo al piazzale dei bus mi guardo intorno in cerca di qualcosa e un ragazzo, vedendomi indeciso, mi ferma e mi fa: "Can I help you?"... Frase di facile comprensione, che anche un imbecille come me capirebbe... Ma io, nonostante avessi bisogno di aiuto rispondo di no... Mi fermo un attimo e penso: "come no!!! Non ci stai raccapezzando niente! Sì, ti serve aiuto!!!"... Blocco il tipo e gli dico, in Italiano: "Come no! Sì! Sì! Sì!"
Il ragazzo mi fa: "sei italiano?"
"Certo", rispondo io, così scopro che per la Terravision lavorano solo italiani. Mi chiede dove voglio andare e mi indirizza verso l'autobus parcheggiato lì vicino che mi porterà a Liverpool Street...
Il pilota del bus è un piccolo Shumacher che guida a sinistra, non ci raccapezzo niente, ma va bene lo stesso... Mi godo un po' di campagna inglese e, entrando a Londra, noto che in questa città si usa molto il prato all'inglese... Chissà perché?

Londra:
A Liverpool Street aspetto R., e mentre l'aspetto noto che gli inglesi sono autisti a dir poco spericolati, sfrecciano per tutta la città in direzione sbagliata... Un pensiero mi assale: "e se avessero ragione loro?"
Mentre sto seduto su una panchina (una delle poche che c'è a Londra... noi italiani siamo più pigri) ad aspettare l'arrivo di R., una ragazza mi chiede indicazioni... AIUTO!!!! Mi domanda, in inglese, dove passa il bus per Stansted, le faccio segno che passa lì vicino - "ok, questa è andata..." - poi mi chiede quando c'è l'ultimo bus... PANICO!! Cosa cazzo le rispondo... Aguzzo un I don't Know maccaroneccio, lei mi guarda tristemente e mi dice Tank You...
La ragazza con aria sconsolata si posiziona dove le ho indicato io e aspetta... Mentre la vedo, ho un colpo di genio (a volte capitano anche a me): IL DÉPLIANT CHE MI HANNO DATO ALL'AEROPORTO DI PARMA!!! In quel momento però sorge un altro problema: Come faccio a spiegarglielo? Mi avvicino col dépliant in mano e le faccio: "Excuse me, I have this...", le indico i viaggi da Liverpool street a Stansted, la ragazza fortunatamente capisce e mi ringrazia... Io non le rispondo prego. No perché sono maleducato, ma perché non so come si dice...
Il mio primo rapporto in lingua inglese a Londra è andato bene! Bravo Lupo!!!!
Finalmente arriva R. che mi porta a casa sua... Cosa dire del quartiere dove abita la mia amata... Bello, caratteristico, ma decadente... La mia padrona mi spiega che la zona si chiama West End e che qui ci abitano gli immigrati, infatti faccio fatica a vedere un volto tipicamente inglese... Il quartiere è pieno di negozi etnici le case sono basse e a mattoncini, la manutenzione e la cura di quest'ultime è molto approssimativa.
Casa di R. è un dormitorio in stile col quartiere: decadente e a mattoncini. Nelle scale c'è un inquietante puzza di gas, quando le chiedo di questa puzza, lei mi risponde che è normale e che quando ha affittato la stanza, il padrone di casa le ha risposto allo stesso modo... mi tranquillizzo (forse)...
Vista l'ora tarda e la stanchezza di entrambi, decidiamo di non uscire di casa la sera, mangiamo un piatto di spaghetti e andiamo a dormire nel suo splendido letto (un materazzo appoggiato a terra).
L'indomani prendiamo la tube e ci dirigiamo verso Westminister, non appena esco fuori mi si pone davanti il big ben, guardo l'ora e noto che va un minuto avanti, non sono poi così precisi sti londinesi...
Westminister è la zona dove ci sono tutti i centri di poteri, nel l'arco di pochi chilometri si incontrano il parlamento, Scotland Yard, Buckingam Palace, Dowing Street etc è inutile dirvi che sembrava sotto assedio, vista la marea di carabinieri inglesi, tutti col loro fucile di ordinanza, che presidiano quella zona.
Per un paio d'ore di sonno in più mi sono perso il cambio della guardia a Buckingam Palace, in compenso mi godo le guardie della regina e penso: "Ma non si sento ridicoli con quel coso in testa? A cosa cazzo servono!?" Infatti, per far notare l'inutilità di questa armata, all'ingresso del cancello ci sono i soliti poliziotti con mitra spianato... Ho timore anche ad avvicinarmi, visto che per me hanno la faccia di chi spara a vista... Già mi prefiguravo la scena: I poliziotti che mi intimano l'ALT ed io che dico: "I'm not a terrorist! I'm Italian! This barba? I don't have gillette!!!! Beckam yes, but I no!!"... Fortunatamente sono più abituati loro ai turisti che noi ai mitra e non puntano il cannone su nessuno, anzi, si fanno anche fotografare...
Il pomeriggio lo passiamo lungo il Tamigi, verso il London Bridge... Posto bellissimo, lì le guardie vanno scemando, prendiamo una birra, attraversiamo un paio di ponti e ci dirigiamo verso la City!
La City è un posto molto moderno, accanto alle tipiche case inglesi si trovano palazzi, sedi di aziende, il grattacielo più caratteristico è "il suppostone", dal nome avrete capito la forma e se non avete capito vedete la foto qui accanto, nella city si trovano i tipici gentlemen inglesi, tutti ingravvattati e molto gentili. Mi pento di non aver portato curriculum, non si sa mai...
Sul tardi, esausti, torniamo a casa e decidiamo di mangiare fish and chips... Peccato che il fish sia merluzzo, pesce di cui sono allergico, mi limito a cenare con le chips...
Il giorno dopo per mezza giornata giro da solo per Londra, visto che R. lavora, decido di visitare ciò che non ho visto il giorno prima. Prendo la tube sempre per Westminister, non mi fidavo di scendere in luoghi a me sconosciuti, e noto che ogni tanto nella metropolitana una vocina ripeteva continuamente: "Mind the gap". Sarà qualche attacco terroristico? No: a Londra alcune stazioni si fermano in curva e si forma un gap tra il treno e il marciapiede, quindi bisogna stare attenti a quel gap. Sceso alla stazione, decido di cambiare strada, per vedere ciò che non ho visto e mi batto a tappeto l'altra metà del fiume a me sconosciuta. Nel mio girovagare londinese rischio di essere investito un po' di volte, visto che, nonostante l'avvertimento su dove guardare (in genere nei marciapiedi londinesi ti avvertono con delle scritte: look left - look right), io, imperterrito, attraversavo al modo italiano, vedendo da tutt'altra parte.
Riesco, senza volerlo ad arrivare nelle zone di Covent Garden, secondo me la parte più bella di Londra. Lì incontro mimi, ragazzi, tetri, locali, signori ingravattati... Bellissima Covent Garden, vicino ad un locale c'è un quartetto che suona musica classica... Rimango incantato da tutto ciò.
Nel mio passeggio senza senso, noto delle persone che per mestiere fanno le insegne pubblicitarie: in pratica questi esseri sfortunati, stanno ore e ore a mantenere un cartello con la pubblicità di un ristorante, di un teatro, di un negozio o di qualsiasi altra attività commerciale. Mi chiedo: "Chissà quando prendono? Ma ce l'avranno la National Insurance? E i sindacati?"
Nel pomeriggio incontro R. e decido che non ne ho avuto abbastanza di Convent Garden e la visitiamo assieme in maniera più approfondita... Me ne innamoro sempre di più e la mia dolce metà mi racconta che il fine settimana questa zona è piena di vita.
Intorno alle otto, entrambi esausti, ritorniamo a West End, dove ci aspetta un piatto di pasta...
L'indomani alle 6 ci svegliamo, faccio compagnia a R. finché non va a lavoro, mi preparo e mi avvio verso Liverpool Street, dove c'è il bus che mi riporterà a Stanted.

Il volo di ritorno:
Il volo di ritorno è stato un attimo più traumatico, nella partenza, prima di prendere una traiettoria stabile l'aereo fa varie virate. Il capitano, questa volta abbozza qualche messaggio in italiano oltre alle pubblicità e nel ritorno a Parma prima di atterrare l'aereo gira attorno all'aeroporto, facendomi preoccupare oltre il livello preoccupabile...

mercoledì 18 aprile 2007

Io no spik Inglish!

Care signore, egregi signori,

come ben sapete l'amministratore del suddetto blog denominato "Antonio" (il blog, non l'amministratore) si è momentaneamente recato Oltremanica per qualche giorno.
Ora, sorvolando su una mia personale nonché opinabilissima opinione che, oltre la Manica, altro non v'è che il Polsino (e perciò: che c*** ci vai a fare?), qualcosa mi dice che molti di voi si stiano chiedendo come se la stia cavando il nostro in terra anglofona. Soddisferò dunque la vostra curiosità.

Lupo è giunto Lunedì pomeriggio all'aeroporto di Istrgkftrofld (no, non è un errore di battitura: è proprio il nome che lui stesso m'ha confermato, prima di partire!). Lì è stato prontamente accolto dalla Famiglia Reale al gran completo (oserei dire "in pompa magna", ma evitiamo...). Sua Maestà Elizabeth II gli è andata incontro per prima, insinuando subito un angoscioso dubbio nella mente dell'italo-sangiovannese: "Ma se è Elisabetta Seconda, perché mi viene incontro per prima? Cazzarola, ma che è passata in testa? E chi ha superato? E mo' come sarà cambiata la classifica piloti? 'Ndò sarà finito Raikkonen? Sarà più indietro, nel mucchio... anzi, nella Massa! Uah ah ah ah ah ah..."

E mentre il nostro idiota litigava con una parte della sua mente (quella malata) l'altra parte della mente (quella ancor più malata) era occupata a decifrare le parole che la Regina aveva cominciato a proferire: "Welcome in London, Sir. I hope you have a nice trip in our country". All'ascolto di quella frase, Lupo ha cambiato espressione per tre volte in stecca: prima perplesso, poi più perplesso, infine completamente perplesso. Dando fondo a tutte le sue energie e cercando di non sforzarsi troppo per evitare di mollare una scoreggia che avrebbe potuto farlo incriminare come terrorista, il nostro uomo prova a rispondere così: "Dankeschen Maestà, but eschiuse muà: where is the cess? The bagn? 'Nsomma... dovrei pisciare, che in aereo era sempre occupato e stavo per farla nel sacchetto del vomito... solo che era già pieno! Guardi qui!"

Dal sacchetto è risultato impossibile ricostruire con esattezza il pranzo del nostro buzzurro; a tutt'ora, Scotland Yard è al lavoro per capire cosa mai abbia ingurgitato quest'uomo prima di salire in aereo (anche se Sherlock Holmes sostiene che la domanda da porci sarebbe non "Cosa", ma più che altro "Come" ha mangiato... a breve se ne dovrebbe sapere di più). Tornando alla Regina, è svenuta alla vista del sacchetto ed è stata prontamente portata via da un medico dell' OnethousandEighteen (!) in rianimazione; le condizioni non destano preoccupazione (quelle del medico, s'intende).

A questo punto, s'è fatto avanti il Principe Carlo. Con tutto il suo charme, la sua eleganza e provando a parlare un po' dell'idioma del nostro Lupazzo, l'erede al trono d'Inghilterra esordisce: "IIIIIIIIIIIIIIH! SBRUUFFF! Ma kome si permete? My mommy è vecchia bacucca! Se you fa questi skerzi, lei muore e poi io deve diventare new Re! Sei crazy? Nun ce penso manco pe' nniente!". Lupo non si scompone, riprende in mano il sacchetto e lo porge al Principe dicendogli" Ah Carlo! Scusa, ma ho dimenticato il fieno! Tiè, piglia questo che è ottimo pure come mangime!". Il Principe allora lo guarda perplesso, replicando: "Io non capire!". E Lupone: "Mi stai prendendo per il culo? Con quelle parabole satellitari che hai a posto delle orecchie, dovresti sentire pure gli ultrasuoni dei cani! Anzi, mo' che mi ci fai pensare, dovrebbe esserci la semifinale di Coppa d'Inghilterra! Vie' qua, mettiti con i padiglioni verso sud che voglio vedere Mourinho in diretta, su!" Al rifiuto del Principe, Lupo afferra il sacchetto e lo rovescia addosso all'erede al trono il quale, rimasto impassibile, commenta: "Mmm... però! It's like porridge! IIIIIIIIIIH! SBRUUUUFFF!".

A quel punto, si fa avanti il principino Harry, vestito da naziskin e armato di baionetta. Il nostro, vedendo che il rosso lo sta caricando, non si scompone più di tanto: s'abbassa i pantaloni, tira giù le mutande e volta le spalle al nemico. Harry, credendo che Lupo voglia farsi beffe di lui alla stessa maniera degli scozzesi di Braveheart, s'incazza ancora di più e carica con più vigore. Al momento, si trova accanto la Regina, sotto cura per avvelenamento da gas...

Tocca allora a William ricevere il nostro, ma non ha il tempo di proferire parola che Lupo si dedica immediatamente alla sua girlfriend Kate: "Saaaalve signorina! Piascere, mi chiamo Lupo... sa che gli italiani sono dei graaaandi amatori? A lei piace la mazza italiana?". Molti di voi avranno intuito la ragione per cui, all'inizio di questa settimana, la stampa inglese s'è scatenata alla notizia che Will, con un comunicato stampa della Famiglia Reale, annunciava che tra lui e Kate era finita...

Proprio mentre il nostro sta per andare via con Kate, sbuca da dietro l'angolo la sua adorata R. che, dolcemente, gli urla: "AAAAAMOOOOOOO'! Che shta 'a ffà? Vieni subbito qui!". Ed il povero Lupo si ritrova così con un pugno di mosche in una mano ed il sacchetto di vomito nell'altra, mentre la sua dolce metà, gentilmente, lo porta via, verso nuove avventure in territorio londinese, trascinandolo per un orecchio: "Nun te se po' lasciare solo un momento, che guarda qua che me combini? Ma io te shtacco la testa, sa?".

lunedì 16 aprile 2007

Appunto: I go to London!

Good morning ragazzi! Voglio solo avvertire i milioni di lettori di questo blog che per un paio di giorni non vi cagherò, perché vado a Londra a trovare la mia girlfirend! Quindi se volete postare commenti fatelo pure ma, se volete una mia risposta, attendete con pazienza il giorno 19, quando sarò di ritorno in Italia. Comunque state attenti: anche a Londra ci sono gli internet point...

domenica 15 aprile 2007

Al Principe Antonio De Curtis

Tatònn', così la chiama mio padre, è evidente che a casa la consideriamo uno di famiglia, Signor Principe, e questo è molto vero, la sua faccia e le sue scenette, sono uno dei miei primi ricordi di infanzia, i suoi film, per familiarità nella mia vita, sono comparabili all'immancabile foto di Padre Pio appesa al muro.
Lei, Signor Principe, ha accompagnato la mia infanzia, la mia adolescenza e tutt'ora accompagna la mia pseudo maturità...
Oramai io la considerò uno di famiglia, non so, faccia lei: uno zio, un nonno, un cugino o un compare di San Giovanni. Oltre che a farmi compagnia negli interminabili pomeriggi estivi, lei è entrato anche a far parte nelle enormi tavolate di famiglia, quando, immancabilmente, zio Matteo, o mio cugino Franco, imitano qualche sua scenetta (accompagnante da risate fragorose e isteriche da parte di tutti i commensali), certo, non hanno mai raggiunto i suoi livelli... Lei riusciva a dare il meglio di se stesso e riusciva a far dare il meglio anche alle sue spalle (anche se comici della grandezza di Fabrizi, Taranto, De Filippo, etc non so se si possano definire spalle...).
Io sto con una ragazza marchigiana, che non conosceva bene la sua arte, Signor Principe, l'ho costretta a vedere "Miseria e nobiltà" e le ho ripetuto le scenette più famose di "Totò, Peppino e la malafemmina" come per farle conoscere un membro della mia famiglia e, così, anche lei ha ceduto al suo fascino.
Signor Principe, la voglio ringraziare, perché durante la visione dei suoi film mi sono sentito vicino a mio padre. Il dislivello di generazione e di esperienze tra me e lui (mio padre è un contadino che ha lavorato sin da quando era piccolino, io un ragazzo laureato che non vuole crescere) ci ha sempre allontanato naturalmente, per questo, io la ringrazio per le risate assieme a lui e per i momenti di complicità tra padre e figlio che i suoi film ci hanno regalato.
Io sono cresciuto nel periodo della MTV generation, che non so manco cosa vuol dire, ma io, come altra gente della mia generazione, nonostante i tanti anni che separano i suoi film dalla nostra pseudo ascesa al mondo, la amiamo appasionatamente e, oltre a noi, la amano i nostri fratelli maggiori, i nostri padri e i nostri nonni. Signor Principe, lei non fa parte solo della mia famiglia, ma fa parte di milioni di famiglie italiane, che trovano in lei e nei suoi film dei momenti di spensieratezza e di complicità, per resistere a questo mondo che ci sovrasta.
Signor Principe, lei è morto da quarant'anni, ma fa parte della mia famiglia da sempre, per questo ho un ultima richiesta da farle: la posso chiamare Tatònn'?

Omaggio a <span class=
Totò in occasione dei 40 anni dalla sua morte">


Partecipano all'iniziativa:
Lameduck (ideatrice)
MrCima (promotore)
Virginia
Alex321
Dalianera
Lazzaroblu
Pensatoio
Napoli Bloggers
Cloro
Munchhausen
Alduccio
Vulvia
Pibua
Pasquale Orlando
Antonio64j
L’Eco di Dionisio
Sogniebisogni
vi_di
PensierofiliArts
Tisbe
Mente Critica
Placida Signora
C’è Walter
Bloggo intestinale
Claudio Silvestri
Nonna papera
napoliviva
La Toga Strappata
gds75
Gianfalco
Fraba
Nicola Natalicchio
Sale del mondo

venerdì 13 aprile 2007

40 anni dalla morte di Totò

Omaggio a Totò in occasione dei 40 anni dalla sua morte

Vi segnalo questa bellissima iniziativa dedicata al grande Antonio De Curtis, in arte Totò:
Il 15 aprile ricorrono i quarant’anni dalla morte del più grande comico italiano: Totò.
Allora si è pensato di rendergli omaggio qui, sulla blogosfera, componendo frammenti di post e pensieri, ognuno a suo modo, ognuno con il suo stile, chi intesserà la trama, chi l’ordito.
La coperta che ne uscirà sarà un patchwork vivo e pulsante che potrà servire a scaldarci il cuore quando fuori fa freddo, per chi lo vorrà.
E solo il Principe sa quanto ne abbiamo bisogno.
A.I.U.T.O. (Associazione Italiana Uomini Troppo Oppressi)

Quindi chiunque abbia uno spazio web, si faccia avanti adesso o taccia per sempre!

mercoledì 11 aprile 2007

Agente Commerciale per una strana azienda pubblicitaria

RIMINI, 11/04/07

Colloquio in Romagna oggi. Per la verità non mi fidavo di questa offerta di lavoro sin dalla prima telefonata ricevuta, ma vuoi mettere una passeggiata a Rimini per vedere il mare?
L'appuntamento era fissato alle 10,00 in un preciso bar... sì, miei cari lettori, avete letto bene: BAR! E voglio aggiungere che non è la prima volta che faccio un colloquio in un bar, si vede che le aziende italiane stanno aprendo una nuova via nella selezione del personale... la via dell'aperitivo!
Il bar in questione è un locale che si trova sotto un obbrobrioso palazzone, costruito, molto probabilmente, durante il boom economico che rovina la città della riviera per eccellenza ed è buono solo come punto di riferimento per raggiungere la stazione.
Arrivato al luogo dell'appuntamento con ben 45 minuti di ritardo (grazie trenitalia), vedo due persone in giaccaecravata seduti su un tavolino all'aperto. Sono entrambi due ragazzini, sicuramente più giovani di me e sembrano un po' insicuri e titubanti nel parlarmi di questo lavoro. Forse per via della signora del bar, che osservava sti tre "fregnoni" vestiti bene, che usufruivano di un tavolino e che non ordinavano niente...
Alla fine, dei due, solo uno parlerà, l'alto si limiterà ad annuire. Dopo le presentazioni di rito, il ragazzino mi parla del lavoro: un commerciale con il 20% di provvigione, bisogna fare associare ad un portale, dedicato agli hotel e ristoranti, quanti più esercizi possibili. Il lavoro è in Puglia e loro cercano una persona della provincia di Foggia. Io!!!!
Nel vendermi il lavoro (perché questo è un lavoro che si vende, non si fanno le selezioni), il bimbo mi dice che fa il commerciale da quando aveva 19 anni e che adesso ha una grande esperienza (certo che se vendi i prodotti come mi stai vendendo sto lavoro, tu fai la fame), mi ripete un infinità di volte che il lavoro c'è e che in Puglia ci sono un sacco di hotel da fare associare al sito e non hanno ancora iniziato, perché fanno fatica a trovare una persona che accetti questa proposta (certo, i miei corregionali non sono fessi).
Per rendere più appettibile il tutto, nella paga è previsto anche un fisso... 300 euri al mese... "STI CAZZI!!!" - Avrei dovuto rispondere io, ma mi sono limitato a chiedere se era previsto anche un rimborso spese. Il ragazzino: "i 300 euro sono IL RIMBORSO SPESE".... CHE CULO!!!
Nel vendermi il lavoro, non mi fa vedere niente del sito, mi dice il suo nome a denti stretti e comincia, sempre più impacciato a parlare dell'importanza della pubblicità, ed ogni parola che esce dalla sua bocca, mi fa sempre più pensare al mare: unica vera ragione per cui sono venuto fin qui.
Gli dico che ci penserò, mentre lui mi ripete per l'ennesima volta che il lavoro c'è e che loro hanno bisogno solo di una persona che lo faccia...
Ci salutiamo ed io penso, ma chi li ha mandati fin qui questi due...
Decido di visitare la città e nel mio vagabondare senza senso in cerca del mare mi innamoro sempre più di Rimini, del suo borgo medievale, curato, colorato e pieno di vita, delle sue rovine romane, e più cammino senza senso in cerca del mare e più mi chiedo cosa ci sto a fare a Parma.
Raggiungo un canale e lo costeggio, sicuro che mi porterà al mare, vedo tantissime barche, incontro pescatori, uno intento a mangiare il suo arancio, altri a pulire il pescato, altri solo a chiacchierare, mentre alla mia sinistra una campanile enorme e inquietante rintocca il mezzogiorno.
Raggiungo il lungo mare, è ancora come me lo ricordavo: pulito, ordinato, ma molto commerciale. Mi viene una voglia matta di andare in spiaggia, ma mi sentivo ridicolo in giacca a camminare piedi nudi sulla sabbia, quindi ne sento solo l'odore e lo contemplo a debita distanza.
Dopo essermi appagato di tutto questo azzurro decido che ne ho avuto abbastanza e torno verso la stazione, do un ultima occhiata al mare, mi giro verso il palazzone gigante, che mi indica dov'è la stazione e mi dirigo verso quel mostro, lasciando la solare Romagna, per tornare nella grigia Emilia.

martedì 10 aprile 2007

Customer care (ci tengo al consumatore) per una nota azienda di carte di credito

MILANO, 10/04/07

La gente normale ricomincia a lavorare dopo il ponte pasquale, io ricomincio a colloquiare. Dovrebbero darmi un posto come ricercatore... ricercatore del lavoro.
Appuntamento a mezzogiorno, per questo nuovo duello con gli addetti alle risorse umane. Alle 9,09, prendo il treno da Parma (prendo quello che parte prima per poter risparmiare). Alle 10,45 sono a Milano e mentre sto in stazione ricevo una telefonato dalla mia "padrona" da Londra... Che coppia di laureati sfigati, io in giacca e cravatta in giro per l'Italia a chiedere lavoro, lei in Inghilterra a fare la sguattera.
A mezzogiorno meno dieci sono davanti alla porta di una nota azienda di lavoro interinale, con la mia colt automatica e la mia stella di sceriffo che brilla riflessa dalla luce del sole. Lì mi accoglie un'aliena delle risorse umane, oramai li riconosco da subito questi esseri.
Mi presento: "Salve, sonoSordo, sono qui per un colloquio"
La tipa mi risponde: "con chi aveva appuntamento?"
Io: "mi prende alla sprovvista, è già troppo se sono arrivato fin qui. Comunque era per il ruolo di Customer care per la... dico un nome di carta di credito a caso"
L'aliena annuisce, mi da un foglio da compilare e mi sbatte in un ufficio-sgabuzzino.
Dopo 10 minuti entrano due persone: un signore con la barbetta e l'aliena di prima. Il mio primo pensiero va al libro di Koestler, Buio a mezzogiorno, quando il protagonista veniva interrogato dai funzionari del regime.
Ci presentiamo ed in questo frangente mi ricordo che la Calamity Jane delle risorse umane era la stessa persona con cui avevo parlato al telefono per fissare l'appuntamento e di cui non mi ricordavo il nome. Prima figura di merda.
"Lei si presenta per la figura di customer care per questa nota azienda di carte di credito", mi fa il barbetta.... Seconda figura di merda, avevo detto prima un'azienda concorrente. Forse adesso ho fatto la terza figura di merda e qualcuno mi dirà che tanto non cambia niente tra carte di credito e che sono le stesse pugnette.... Scusate ragazzi, ma a me mi basta il BancoPosta...
Dopo questo promettente inizio avevo voglia di alzarmi ed andarmene. Ma avete mai visto Clint Eastwood rinunciare ad un duello a mezzogiorno?
Comincia l'aliena, spiegandomi cos'è sta divisione sales, marketing & event di questa nota azienda di lavoro interinale buttandomi in faccia la solita pappardella imparata a memoria... Parla veloce ed è talmente tanto logorroica che dopo 5 secondi perdo l'attenzione e quindi, mie cari lettori, non posso spiegarvi cosa cazzo fa sta divisione. Ad un certo punto l'aliena comincia a tirare fuori, uno dopo l'altro, una serie di termini inglesi, che mi finiscono e mi mandano al tappeto (mentre scrivo questo post ho ancora il mal di testa)...
Finita la tortura della terminologia inglese, tocca al Buffalo Bill della nota azienda di lavoro interinale. Prima parla di se, dicendo che è uno che è partito dal basso, che prima faceva associare i negozi, poi è salito di ruolo, diventando team leader (capo squadra) ed adesso è project manager (gestore del progetto). E nei loro discorsi logorroici entrambi si impettivano a dismisura, ed io pensavo solo ad uscire da quella stanzetta.
Finito di tessersi le lodi, arriva il momento di spiegarmi in cosa consiste il lavoro... FINALMENTE!!!!
Praticamente si tratta di girare i negozi associati a questa nota azienda di carte di credito e vedere se la carta è realmente accettata, come è accettata (con scazzo o con entusiasmo?), se il marchio è in vista e se ci sono problemi con i clienti. Il lavoro è a progetto, con durata di cinque mesi, con il solito fisso da fame e la parte variabile legata agli obiettivi, cioè 17 negozi al giorno, che equivalgono a più di 300 al mese... conoscerò un mare di gente.
Chiedo se c'è la possibilità di poter continuare a fare il mio lavoro finesettimale e fare questo contemporaneamente. Il tipo mi fa: "certamente, l'importante è che raggiungi l'obiettivo."
Traduco per chi non fosse avvezzo a questo tipo di linguaggio: "Fai quello che cazzo vuoi, tanto se non arrivi a 17 visite al giorno, noi non ti paghiamo o ti paghiamo di meno"
Il Barbetta mi congeda dicendomi che mi farà sicuramente sapere, qualunque sia l'esito del colloquio... Calamity Jane sta per proferire anche lei alcune parole, ma io la zittisco facendole vedere il ferro! Congedo entrambi e scappo via...
Arrivo alla stazione di Milano con lo stimolo di andare al bagno... Allora decido di fare un'azione no-global e vado a cagare al bagno della mcdonald...

domenica 8 aprile 2007

Appunto: ma oggi è pasqua?

Oggi dovrebbe essere pasqua, lo dico, perché i miei giorni emiliani (tutti uguali) mi fanno vivere come in una scatola chiusa dove il fuori non si vede. Se non fosse per il 120% in più pagato nei festivi dal lavoro che faccio i finesettimana, per me oggi sarebbe un giorno uguale agli altri, anzi peggio.
Mi manca l'agnello, l'uovo, i ramoscelli d'ulivo messi davanti alle porte delle case, la processione del venerdì santo i "simbuluche"... Molti mi definiranno un bigotto provinciale del c.... Ma chi è nato e cresciuto in provincia, dove le stagioni cadenziano il tempo, capirà che certi riti ce li portiamo dentro ed è difficile farne a meno e questo vale anche per me che con la religione non ho un gran rapporto.
Quindi, auguri a tutti di una buona e santa pasqua (così mi hanno insegnato a dire i miei genitori in questo giorno).

venerdì 6 aprile 2007

Scouting Commerciale per un gruppo di informatica

CRESPELLANO (BO), 06/04/07

Martedì ho ricevuto una telefonata da una gentile signora che mi disse se ero disposto a fare un colloquio a Bologna...
Bologna città italiana della sinistra... con quelle case rosse... piena di studenti universitari... con una vita notturna che al confronto Parma è il cimitero di San Giovanni Rotondo... Bologna: mi affascini!

Questi erano i miei pensieri mentre la gentile signora mi spiegava il tipo di lavoro...
"Vuole l'indirizzo?" - mi fa la signora.
"Certo!" - rispondo io - "mi dica tutto!"
"Noi ci troviamo a Crespellano!"
Se fossi bravo con l'HTML vi metterei uno schermo che si va dissolvendo, così come si sono dissolti i miei pensieri su Bologna... Ma spero che questa frase vi abbia reso l'idea...
Per chi non lo sapesse Crespellano si trova a 20 km dalla città rossa... un'agonia di viaggio!

Sveglia alle 7,00 stamane, per trovarmi in aperta campagna bolognese per le 11,00... ogni volta mi chiedo: quando finirà questa vita...
Alle 9,45 arrivo a Bologna e alle 10,15 prendo questa fantastica linea suburbana che mi porterà a Crespellano. Il treno e vecchio e fetente, per me non supera neanche i 50 km orari, in compenso per mezz'ora mi godo un panorama che non ho mai visto prima, fatto di colline, campagne e case rosse.
Alle 10,45 scendo alla fermate "via lunga" mi guardo intorno: a sinistra campagna; a destra campagna; avanti campagna; dietro campagna. Dove cazzo sono finito!!!!!!
Noto più in la verso destra una serie di capannoni, sono le uniche costruzioni qui intorno, quindi con qualche dubbio mi dirigo verso quegli edifici.
All'orario dell'appuntamento (11,00) sono in sede aziendale bello come un colloquiante in disperata ricerca del lavoro.
La signora che mi viene a prendere in accettazione, non è un'aliena della risorse umane, infatti risulta gentile e disponibile. Mi spiega il lavoro: bisogna rompere i coglioni via telefono agli amministratori delegati delle aziende italiane per fissare appuntamenti con i venditori del gruppo. A detta sua non è un telemarketing, ma, a detta mia, ci si avvicina molto... Mi dice che l'azienda non vende prodotti ma soluzioni, nella telefonata non dobbiamo vendere Software aziendali, ma l'azienda stessa e comincia a proferire una serie di termini tecnici in inglese, di cui io non ne capisco un'acca.
Lo stipendio è composto da un fisso di 600 euri e da un variabile di 400 euri, legato al raggiungimento degli obiettivi... (già l'idea di andare a lavorare in mezzo alla campagna non mi sconfinfera un granché, se poi mi pagate così poco... ma.. non so...)
La tipa è sincera e mi dice che il lavoro full time è abbastanza improbabile, visto che è molto difficile stare otto/dieci ore al telefono e mantenere la freschezza mentale che serve per questo tipo di lavoro. Freschezza mentale che io non ho neanche quando sto tre minuti al telefono...
Le dico che sono abbastanza disponibile, ma ci penserò. Lei mi accompagna all'uscita e mi dice: "Le faremo sicuramente sapere"...cazzo, questi mi vogliono! ed io dopo un anno in cerca di qualcosa di meglio del mio lavoro fine settimanale, dico di no a chi mi prende? ...respiro un attimo... sarà solo una formalità.
Al ritorno riprendo il trenino del Far West che mi riporterà a Bologna, dove nel mio scompartimento c'è una ragazza che quando ride aizza le mie peggiori manie omicide...

giovedì 5 aprile 2007

Strada

NEBBIA. Strano, in questa parte della terra non compare spesso, anzi credo proprio di assistere ad un evento straordinario.
EVENTO STRAORDINARIO. Questo dannato evento straordinario per poco non mi faceva andare a sbattere contro quella macchina rossa capovolta. La mia coscienza probabilmente in situazioni normali mi avrebbe pugnalato, ma con tutto quel whisky.
WHISKY. Credo di aver fatto un affare a comprarlo, certo non l’avranno fatto invecchiare 10 anni, probabilmente lo hanno pisciato ieri, ma il mio scopo non è il gusto. Il mio scopo è soddisfare le mie manie suicide.
MANIE SUICIDE. Credo di essere entrato nel guinness dei primati dell’autodistruzione. Ho provato di tutto, dall’eroina ai barbiturici, ma la mia mania di provare qualcosa di nuovo fermava sempre questi tentati suicidi, ma adesso questo connubio velocità/alcol mi eccita.
ECCITAZIONE. Ho l’adrenalina al massimo il piede non vuole spostarsi dal pedale di destra. Sembra incollato. Incollato dalla mente.
MENTE. Mente di un pazzo la mia. Il dottore me lo diceva che sarei finito in un manicomio. Poverino, credeva in quel che faceva. Credeva, finché un pazzo non lo ha diviso in due con una motosega.
MOTOSEGA. L’avevo rubata ad un boscaiolo grasso e bigotto. Senza gambe pregava di più. Credo che ci sia rimasto un po’ del suo sangue.
SANGUE. Ho una ferita sul cranio, non so come me la sono procurata. Dallo specchietto vedo che è profonda. Il whisky fa strani effetti. La ferita non mi da alcun fastidio, a parte i rivoli di sangue che scorrono sulla mia testa e imbrattano la macchina.
MACCHINA. E’ bella questa macchina, una Ford rossa del 95. Se esco vivo da questo viaggio la consiglierò a mio fratello che doveva cambiare il suo vecchio catorcio. Sto viaggiando da ore ad una velocità molto elevata e non si è accesa ancora la spia del carburante. Chissà se c’è ancora tanta strada.
STRADA. Mi sembra di girare in tondo, questa strada è sempre la stessa: piatta e senza neanche una macchina che rende difficoltoso il mio viaggio verso la soddisfazione delle mie manie suicide. Non riesco a trovare un’uscita verso una nuova strada, l’unico diversivo in questo viaggio è la solita macchina rossa capovolta. Vorrei fermarmi per vederla meglio, ma il mio piede non me lo permette. In compenso la mia serie di passaggi mi ha fatto notare bene il luogo dell’incidente e la macchina rossa, che è una Ford come la mia. Qualche metro più avanti c’è un uomo, probabilmente il conducente, con il cranio fracassato e vicino a lui una bottiglia di whisky della stessa marca di quella che ho qui accanto a me, e nel rivedere mille volte quella scena sto cominciando a dubitare che finirò questo viaggio.

mercoledì 4 aprile 2007

Appunto: L'educazione cattolica.

Stamane, nell'asilo di fronte casa mia, gestito da suore, ci sono degli operai che fanno dei lavori, i quali apostrofano il loro sforzo fisico con una serie di parolacce: "Po**o Dio!"; "Va****culo!"; "Guarda cosa fai brutto s****zo!"; "Tr**a pu****a!
Mi domando e mi chiedo: ma sarà questa l'educazione cattolica?

martedì 3 aprile 2007

Essi vivono (lettera aperta a Margherita Hack).

Buonasera a lei signora Margherita Hack,
Le scrivo questa lettera per metterla a conoscenza dell'esistenza di un complotto extraterrestre, contro noi poveri umani.
Lei è un'astrofisica di fama mondiale ed io sono affascinato dalla sua sapienza e dal suo modo schietto e sincero con cui spiega, a noi poveri ignoranti, le sue tesi sull'esistenza della vita nell'universo e sull'impossibile contatto alieno con noi terrestri.
Io me la immagino, signora Hack: nel suo studio, nella soffitta di casa sua, a scrutare l'universo con il suo telescopio e a pensare alla vastità del cielo sopra di noi e all'altissima improbabilità che una vita intelligente (per quanto evoluta) abbia di beccare proprio noi, che, diciamo la verità, non siamo neanche tanto interessanti...
Ma su questo, signora Hack, le voglio fare un appunto... non so come, non so perché, ma gli alieni ci sono e stanno attuando un complotto contro di noi. Lo chiami come vuole, signora Margherita Hack: grande intelligenza, immensa evoluzione, culo... ma questi stronzi, ci hanno in pugno.
Io, nel mio piccolo, signora Hack, li ho scoperti. Gli alieni sono tra di noi, si nascondono e ci comandano, decidono la nostra vita, ci fanno domande strane e consumano le nostre risorse, facendoci stampare chili e chili di curriculum.
Si ha capito, signora Hack, sto parlando degli Addetti alle risorse umane, di coloro che ci fanno colloqui e studiano le nostre forze e le nostre debolezze...
Questi esseri si nascondono. Aprono società di consulenza, agenzie di lavoro e società di selezione del personale. Tutte queste società hanno simboli che ricordano navicelle spaziali, lei è mai entrata in una filiale dell'Adecco signora Hack? Ha mai visto i marchi di alcune di queste: hanno la "O" in bella mostra come se fosse un disco volante? Ha mai letto i nomi di alcune? Tutte nascondono dei codici di cui ne sto ancora studiando i significati:
  • La Oggi lavoro: e domani che faccio? Lo schiavo interspaziale?
  • La manpower: ancora per poco....
  • La Men at work: schiavi al lavoro...
  • La lavoropiù: per renderci più schiavi...
  • La Newpeople... cioè loro: gli alieni.
Lo so, signora Hack, lei non se ne accorta, così distratta com'è dal cielo stellato. Ma per una volta la invito a puntare il telescopio verso l'agenzia di lavoro che ha sotto casa, e scoprirà che dietro i loro sorrisi rassicuranti, le loro giaccheecravatte c'è una razza aliena della peggior specie.
Signorina Hack (non so se è sposata) faccia qualcosa, vada in televisione e dica a tutti che gli ufo esistono, usi il suo bellissimo accento toscano per dire alla gente di stare attenta!!!!
Dietro alle loro domande standard, signora Hack, ci sono progetti di conquista della terra! Vogliono renderci schiavi e ci stanno riuscendo! Perché ci chiedono sempre i punti di forza e di debolezza, signora hack? Perché vogliono vedere dove possono attaccarci! Perché ci chiedono come ti vedi dopo dieci anni? Perché se tu rispondi: "Schiavo di una razza superiore", loro ti eliminano!
Signora Hack, lei è sempre troppo distratta dalle stelle, per non vedere che le agenzie di lavoro, fanno stage in continuazione, per recuperare il numero più alto possibile di alieni in circolazione e organizzare il loro subdolo attacco!
Margherita (oramai la considero una di famiglia) non guardi più le stelle, guardi la realtà contorta che ci circonda, dica al mondo che un ragazzo garganico che vive a Parma ha scoperto il complotto. Ferma questo stillicidio di esseri umani! Per loro il nostro futuro è quello di schiavi, ci porteranno nel loro pianeta e ci faranno campare a contratti trimestrali. I più svegli, li ammazzeranno subito e i più gasati diventeranno i loro tirapiedi...
Signora Hack, per cortesia faccia qualcosa! E se proprio non può fare niente... mica le serve qualcuno che tenga i conti a casa sua? Sa, sono ordinato, metodico e preciso...

domenica 1 aprile 2007

Foto del mese - Aprile 2007


Inauguriamo un nuovo mese con una nuova foto. Siamo ad aprile (bellissimo mese primaverile) e questa, per me, è l'immagine principe della primavera: un mandorlo fiorito....
La primavera è la stagione dove ricomincia la vita, e dove noi, poveri esseri immondi, ricominciamo a nutrire speranze...