mercoledì 19 marzo 2008

Fenomenlogia del post inutile e con il solo scopo di augurare in anticipo una buona Pasqua a quei quattro gatti che frequentano questo infame blog

Ammazza che titolo, manco la wertmuller!
Spero che vi siate abituati alla mia scarsa presenza nel web, perché io non ho proprio intenzione di tornare ai ritmi di una volta.
Controllo i commenti quando ne ho voglia, non controllo i contatori, anche perché non ne ho più, e non penso mai a cosa devo scrivere sul blog... Un paradiso, potrei abituarmici...
La giornata la passo lavorando e la sera a casa, oltre alla chiamata quotidiana alla mia donzella (si vede che sto leggendo il Don Chisciotte?), non faccio assolutamente niente, a stento mi cucino.
Intanto, remore di qualche malattia del passato, ho notato che la Page Rank di questo blog è aumentata di un punto. Quasi come a tentarmi di ritornare al duepuntozero, ma io, come Ulisse con le sirene, ho deciso di legarmi ad un palo e di ignorare il suo dolce canto.
Progetti per il futuro non ne ho, anche se ho un racconto a quattro mani da finire con Cristina, che anche lei mi stuzzica linkando nel suo tumblr ogni mio post, ho un racconto mio da finire che sta da anni nel cassetto e soprattutto avrei voglia di trasformare la mia esperienza di colloqui in un libro, da far girare senza successo in tutte le case editrici, ma per farlo ho bisogno di tempo e voglia e un buon correttore di bozze.
Approfitto di questo post inutile, saccente e irritante per augurare a tutti una buona Pasqua.

domenica 16 marzo 2008

La mia relazione con Piersilvio (confessioni di una sua ex)

Il diario di bordo, dopo le ultime uscite di Berlusconi sui precari e sulle persone giuste da sposare, ha deciso di dare voce all'ex ragazza di Piersilvio, per poter aiutare le lettrici precarie alla scelta.

Buongiorno a tutti, innanzi tutto voglio ringraziare il signor Lupo Sordo per lo spazio dedicatomi. Ebbene sì, sono stata col figlio di Silvio. Avevamo entrambi 14 anni, all'inizio era tutto bello: lui mi portava al cinema a vedere i film romantici, mi portava alla gelateria e ad una panineria, dove coi coltellini abbiamo inciso i nostri nomi dentro ad un cuore attraversato da una freccia. Ero l'invidia delle altre ragazze. Pensate che un giorno per dirmi ti amo, scarabocchiò la chiesa del paese con il mio nome, una i, un cuore e una u... Che romantico...
Ma passati i primi mesi, la faccenda cominciò a farsi un po' pesante. Ad esempio, ricordo ancora, era un giovedì e dopo la scuola mi portò al cinema a vedere un film... Non mi piacque molto il film e lui per farmi contenta acquisto tutto il cinema e lo rase al suolo per costruire al suo posto un centro commerciale... Peccato che mio fratello lavorava lì e dopo questo avvenimento non trovò neanche uno straccio di posto fisso... Ma non era colpa sua: lui mi amava.
Dopo questo inconveniente ricominciammo ad andare d'amore e d'accordo: baci, carezze, regali, ma non più cinema... Mi era rimasta la gelateria e la panineria.
La gelateria era a conduzione familiare e facevano un gran gelato, a me piaceva molto il pistacchio. Un giorno, ricordo che era venerdì, passò a casa mia con uno scooter (a quei tempi poche amiche mie potevano vantarsi di avere un fidanzato motorizzato) e mi portò alla gelateria. Avevo voglia di pistacchio ma, purtroppo, era finito. Rimasi delusa e non volli prendere più il gelato. Lui per ripicca acquistò la gelateria, la rase al suolo e ci costrui un parcheggio privato per elicotteri. Peccato che i proprietari della gelateria, erano i genitori della mia più cara amica, che dovettero cambiare città ed io non la vidi più. Ma non era colpa sua: lui mi amava.
Dopo questo contraccolpo per un paio di giorni non ci frequentammo più, ma lui mi regalò un mazzo gigante di fiori e ritornarono i baci e le carezze. E poi, c'era ancora la panineria.
Facevano dei buoni panini in quel locale e le ragazze avevano lo sconto. Noi avevamo il nostro posto privato, appartato da tutti e dove scrivemmo i nostri nomi...
Avevo appena finito di studiare da un'amica, non quella della gelateria, e all'uscita da casa sua mi vedo lui, bello come il sole, con una splendida moto e due caschi. Non si poteva dire di no ad un giro in moto, poi era primavera. Così, dopo il giro, ci venne fame e andammo alla panineria. Peccato che quello era il giorno di chiusura. Rimasi delusa, così lui per ripicca acquistò tutto il locale, lo rase al suolo e ci costruì una pista di Go Kart... Non ci lavorava nessun amico e parente lì dentro, però da allora non ho mai più trovato un panino con le cipolle di tropea e la salsiccia piccante dello stesso livello... Tutt'oggi mi sveglio di notte con la voglia di quel panino. Ma non era colpa sua: lui mi amava.
Dopo questa grave perdita andai in depressione, ma lui cercò di farmela passare acquistando tutta tropea ma, purtroppo, era la salsiccia che faceva la differenza...
Decisi di perdonarlo per l'ennesima volta e così tornarono i baci e le carezza, ma questa volta, imparata la lezione, a casa mia.
Lui veniva accompagnato in auto con l'autista e restava tutto il pomeriggio a casa, era bello stare con lui abbracciato sul divano.
Un giorno mio padre si arrabbiò con me per la mia pagella, avevo troppe insufficienze e minacciò di non mandarmi in vacanza a Tropea quell'anno (sai che me ne fregava, era la salsiccia che faceva la differenza).
Venne Piersilvio dopo qualche ora e mi vide un po' giù, mi chiese cos'era successo e gli raccontai tutto. Così per ripicca acquistò la nostra casa, la rase al suolo e ci costrui un campo nomadi.
Cominciai a pensare che era anche un po' colpa sua...

venerdì 14 marzo 2008

Sono un genio del computer (forse), ovvero come ti risolvo il venerdì sera

Non avrei voluto scrivere in questi giorni, ero di cattivo umore. Ma una avvenimento ha fatto cambiare il mio umore!
In questi giorni avevamo problemi di linea a casa e stasera, approfittando del pre-giorno festivo ho provato a risolvere il problema. Premesso che io l'unico problema che ho risolto in vita mia è stato uno scambio di figurine Tacconi-Altobelli, andato in buon porto grazie alla mediazione della maestra che doveva spiegarci il Lazio, ed io non riuscivo a capire cosa c'entrava la Lazio con l'Inter e la Juve, stasera mi sono messo d'impegno e ho chiamato il 155 con l'intenzione di minacciare una guerra tra gestori per la mia utenza. Ma l'unica cosa che ho ottenuto è stata una simil visita oculistica da una simpatica operatrice che, scommetto, ripete a tutti, sempre le stesse cose:
  • cosa vede?
  • adesso selezioni quello.
  • faccia così.
  • tutto bene a casa?
E solo dopo che ho cercato di far entrare nella sua testa sottopagata che il problema non era la linea, ma il wireless, lei tutta sollevata mi ha risposto che non poteva farci niente, perché loro potevano operare solo sulla linea.
...
....
E che cazzo! Ma neanche un consiglio! Una proposta di uscita!!! Niente! Lei pensava solo alle sue 500 euro nette da portare a casa.
Come fare allora? Il problema era il modem...
Così, con il mio fare tecnologico e col cavetto blu attaccato al modem ho circumnavigato l'intero sito del produttore del modem, trovando solo risposte sulla garanzia di 11 anni e un numero a pagamento. Distrutto mando la mail al tecnico, sperando in una sua veloce risposta che non otterrò prima di lunedì, saltando il week-end e una minima speranza di connettermi nel tempo libero...
Decido di provare il tutto per tutto e guardo il modem con aria di sfida: "tu ora devi funzionare!". Smanetto un po' su tutti i cavi, bestemmio e magia delle magia la connessione riparte!
Fortuna che ci vuole poco per mettermi di buon umore.
Ora ho riavuto la connessione e non so fino a quando mi durerà, domani ho da fare, domenica peggio e questi due giorni non li dedicherò al blog. Ma un giorno o l'altro sarò più costante e potrò raccontarvi di ciò che mi succede al lavoro, dei sindacalisti vicino alla mia postazione, dei miei colleghi che hanno aperto un mercatino su e-bay, della mensa dove si mangiano nutrie e del casino nella mia testa...
...
....
Modem permettendo.

martedì 11 marzo 2008

Concorso pubblico (7^ e ultima parte)

La prima parte qui.
La secondo parte qui.
La terza parte qui.
La quarta parte qui.
La quinta parte qui.
La sesta parte qui.

La storia intera qui.

Piccoli, su azione personale.
Ameori, di testa su calcio d’angolo.
Parzegli, in fotocopia all’azione precedente.
Bresciera, su calcio di rigore.
Per gli ospiti, rete della bandiera di Gasparro, con un secco destro da fuori area.
Risultato finale: 4 a 1 per la squadra siciliana.
Biagio aveva seguito la partita al bar in compagnia di Dalmazzi che, a ogni gol subito dalla sua squadra, annegava il dispiacere in un bianchetto. Toccò al ragazzo accompagnarlo a casa.
Tornato alla locanda, si ritrovò di fronte una scena che non avrebbe mai voluto vedere: in una delle due poltroncine della hall c’era Vania che, con le mani sul volto, singhiozzava.
“Vania! Cos’è successo? Cos’hai?”, le chiese Biagio con fare apprensivo mentre, accorso immediatamente da lei, tentava di capirci qualcosa.
“Sei uno schifoso!”, gridò lei.
“Io? Ma che dici?”, chiese Biagio spaesato e colto di sorpresa.
“Bruno mi ha appena raccontato tutto, al telefono! – disse Vania con veemenza – E così, io dovrei uscire con te per una scommessa, eh? Al diavolo!”
“Ma… ma Vania… aspetta, lascia che ti spieghi…”, balbettò Biagio.
“Non voglio sapere nulla – lo interruppe lei – Per quel che mi riguarda, mi fate schifo! Tutti e due! E ora, vattene!”.
“Ma Vania, io…”, tentò ancora di prender parola Biagio.
“Vatteneeee!”, urlò isterica lei.
Biagio si chiuse in camera a riflettere. Era chiaro che l’aveva fatta grossa: quando accetti certe sfide da persone moralmente “basse”, non puoi non scivolare in basso anche tu. E a Biagio era accaduto proprio così.
Il giorno dopo, appena uscito dall’ufficio, iniziò a cercare casa: pagare un B&B iniziava a pesargli e poi voleva sistemarsi definitivamente.
In una settimana la trovò: in centro, a pochi minuti di strada dal Municipio: un bilocale arredato e con vista sul Duomo. In quel lasso di tempo, non incontrò più Vania, né Bruno.

Quel giorno Biagio si trattenne di più al lavoro, per terminare alcune pratiche.
Dalmazzi lo vide chino sulla scrivania a lavorare e disse: “Allora!? Puglisi, ancora a lavoro? Dai vieni che andiamo in un localino nuovo che mi hanno detto che ha un buon vino!”
Biagio alzò la testa dal computer e rispose: “Capo… Lasciamo perdere… L’ultima volta mi ha fatto ubriacare”.
“In questo ufficio non voglio gente astemia! Dai, vieni con me!”, si avvicinò lo fece alzare, se lo mise sottobraccio e a forza lo portò nel locale.
Si sedettero assieme in un tavolino e ordinarono due bianchetti, Dalmazzi bevve il suo tutto d’un fiato, Biagio sorseggiava lentamente. Era triste e Dalmazzi se ne accorse subito: “E’ da una settimana che non sorridi. Mi vuoi dire cosa è successo?”
“Niente di importante.”
“Allora finisci il tuo bianchetto che ci facciamo un altro giro” Si voltò in cerca di un cameriere, ma non trovò nessuno, “Il locale è bello, ma il servizio lascia a desiderare…” e dicendo così si alzò a recuperare un cameriere.
Proprio mentre Dalmazzi, se ne andò, Biagio si accorse di una presenza in quel locale e vicino al proprio tavolo. Era Bruno, l’armadio a quattro ante, che con fare minaccioso si avvicinava al tavolo.
Biagio si accorse subito dell’armadio. “Questo ce l’ha con me…”. Cominciava ad avere paura. Non era molto bravo a fare a pugni e quando Bruno si fermò vicino a lui temette il peggio. I due ormai erano l’uno contro l’altro. La rissa stava per iniziare.
Biagio recuperando un po’ di coraggio, alzò la testa e guardò in faccia l’armadio, che proprio in quel momento, con un fil di voce che poco si adattava ad un uomo della sua stazza, disse: “A te che ha detto?”. E mentre diceva questo si sedette e mise la testa tra le mani…
Biagio quasi impietosito gli diede una pacca sulla spalla per incoraggiarlo e disse: “Che sono uno schifoso…”
“Anche a me.”
I due rimasero qualche secondo in silenzio, poi Biagio disse: “Beh, ha ragione…”
Bruno si voltò verso il nostro eroe e con un sorriso amaro disse: “Effettivamente…”
Nel mentre Dalmazzi, che ben nascosto aveva seguito tutta la scena si sedette anche lui. Il cameriere si avvicinò: “Cosa vi porto?”
Dalmazzi osservò bene i due ragazzi, distrutti, si rigirò verso il cameriere: “Per me un bianchetto, per i due ragazzi uno schotch… Doppio!”.

Fine

In contemporanea con L'Eco Di Dionisio

giovedì 6 marzo 2008

Ceppa Flash

Nonostante mi sia tirato fuori anche dall'Eco Di Dionisio e ho detto stop alla mia rubrica (per adesso), questa notizie non poteva non commentarla a modo mio.

Parma: L'ex moglie gli morde il pene per vendetta: operato d'urgenza

Albe: Lupo! Vieni a vedere cosa è successo!
Lupo Sordo: Non mi scassare la minchia!
A: Appunto...

martedì 4 marzo 2008

Concorso pubblico (6^ parte)

La prima parte qui.
La seconda parte qui.
La terza parte qui.
La quarta parte qui.
La quinta parte qui.

Che fare? Declinare l’invito del capo (proprio ora che l’aveva preso a simpatia) o rischiare di fare un’altra figuraccia con Vania? Biagio era in preda al panico. Poi, come avviene spesso in questi casi-limite, l’ansia riesce a illuminarti la mente. Con fare rapido, Biagio si girò verso Vania e le disse “Scusami un attimo”; poi si diresse verso il suo capo, gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò da distanza ravvicinata “Signor Dalmazzi, le spiace se rimandiamo a lunedì? Avrei un impegno con la signorina e…” .
Non ebbe nemmeno bisogno di terminare la frase che il capo lo guardò rispondendogli “Aaah, ho capito… bravo Puglisi! Lei sì che ha capito come ambientarsi! Poteva dirmelo subito che c’aveva della figa per le mani! Certo che rimandiamo a lunedì… e mi raccomando: gli faccia sentire di che pasta sono fatti gli uomini del sud! Eh! Eh!”. Detto questo, Dalmazzi gli diede due belle pacche sulle spalle, salutò entrambi i ragazzi e se ne andò.
Mentre scendevano giù per le scale, Vania chiese a Biagio cosa mai si fossero detti lui e il capo poco prima; la risposta del ragazzo fu uno di quei classici “Niente, niente…” buoni per tutte le occasioni.
Giunti all’uscita, Biagio si fermò, guardò la ragazza e disse: “Senti, io volevo… volevo ringraziarti per ieri sera… sai, non conosco nessuno, qui… il capo m’ha invitato a bere con lui… non ci sono abituato e così… ho esagerato…”. Vania lo guardò e rispose: “Figurati. Diciamo che non è stato peggio di quando t’ho visto la prima volta”. Risero entrambi.
Ma la loro allegria fu interrotta dallo strombazzare di clacson della Mercedes di Bruno. “Ah, allora torni con lui…” disse sconsolato Biagio. “Sì – ammise Vania – sai, domani parte per la trasferta e non ci vedremo fino a lunedì, perciò…”. Non terminò la frase.
I due si salutarono molto freddamente e con un po’ di magone. Biagio vide sfrecciargli sotto al naso la Mercedes e se ne tornò alla locanda da solo.

Nel mentre si avviava alla locanda venne fermato da una voce: “Allora Puglisi! La credevo con la ragazza?”. Era il capoufficio che con fare curioso aveva visto tutta la scena.
“Lei è dappertutto, signor Dalmazzi” disse Biagio sorridendo.
“Mi devo preoccupare dei miei sottoposti, no?” disse Dalmazzi sorridendo, “comunque lo conosco quello…”
“Chi?”
“Il padrone della Mercedes. E’ Bruno, il capo dei nostri gloriosi ultras”
“No!”
“Sì, quelli che domenica vi faranno quattro gol…”
“Lasciamo perdere il calcio…”
“Se vuole l’accompagno al club degli ultras. E’ qui vicino. Potrà parlare con il suo contendente…”
Biagio, voleva dire no. D’altronde cosa avrebbe detto a quell’armadio a quattro ante? Ma il capoufficio lo prese sottobraccio e lo accompagnò sin davanti al club ultrà.
“Questo è il luogo. Io non entro perché vado a prendere un bianchetto al bar di fronte. Mi raccomando tenga alto l’onore del nostro ufficio!”
Biagio, non sapeva cosa stava facendo lì, ma senza accorgersene era già dentro a quel club. All’interno trovò una serie di persone poco raccomandabili. E in fondo alla stanza vide l’armadio a quattro ante che dava indicazioni a due ragazzi intenti a creare uno striscione.
L’armadio alzò lo sguardo e disse: “Buonasera signor Puglisi, come mai qui?” Biagio non rispose… E l’armadio approfittò per continuare a parlare: “Ragazzi! Questo qui è siciliano e uno di quelli che domenica prenderà quattro gol, senza storie.”
Il campanilismo del nostro eroe uscì con tutta la sua forza e pur essendo circondato da tipi poco raccomandabili disse: “Senti, con quella squadra che vi ritrovate penso proprio che pagherete dazio.”
Ci fu una risata fragorosa e di scherno verso l’ospite. L’armadio zittì tutti e disse: “Non perderemmo con voi terroni neanche se facessimo scendere in campo la primavera!” Altra risata. “Potrei giocarmi la donna!”
Gli occhi di Biagio si illuminarono e in senso di sfida disse: “Allora se domenica vince il Palermo, mi concedi di uscire con la tua donna”.
L’armadio, visto l’andamento della sua squadra in quelle ultime domeniche era sicuro di una facile vittoria e disse: “Quando si tratta di umiliare gente come te, sono ben contento di giocarmi la mia donna…” Ci fu un acclamazione dei presenti.
“Allora?” disse Biagio “affare fatto?”
“Affare fatto!” replicò l’armadio che incuteva sempre più timore al nostro impiegato statale siciliano.

Continua...

In contemporanea con L'Eco Di Dionisio.

domenica 2 marzo 2008

Ritorno all'unopuntozero

Avrete notato i pochi post di quest'ultimo mese e anche i miei scarsi passaggi nei vostri blog, specie per i più affezionati.
Ma purtroppo la mancanza di tempo non mi da più modo di poter stare dietro a tutto e specialmente alla scrittura. Il lavoro non è faticoso, ma sfido chiunque dopo otto ore davanti al computer ad avere un ritmo duepuntozero. Ci ho provato, ma non ci sono riuscito.
Proprio per questo ricomincia un nuovo progetto per il diario di bordo. Il blog tornerà ad essere unopuntozero, senza minchiate di social-network (rimarranno solo flickr e anobi), aggregatori e altre cacate varie, chiuderò il tumblr, il twitter e spariranno anche i contatori. Rimarremmo io, il blog e voi (qualora vogliate ancora seguirmi). I post saranno più pochi e i miei passaggi nei vostri blog saranno più sporadici e seguiranno il mio tempo libero.
E' ora che il blog si adatti alla mia vita e non che la mia vita si adatta al blog. Lascio il duepuntozero a chi è più bravo di me, io resterò una strana e ironica voce nella rete, rigorosamente unopuntozero.