domenica 29 giugno 2008

Cronaca di una quattro giorni di fuga

Premessa ho cambiato casa, in modo normale... Un po' meno normale è stato il mio ex coinquilino, che per via di infinite discussioni ha deciso di prendere tutto le sue cose (anche se molte sue per usucapione) e scappare.

Mercoledì ore 18.30

Torno dal lavoro e incontro il fuggitivo.

Fuggitivo: ti devo dare i soldi della bolletta.
LS: ok, sono 84 euro.
F: tu vai via a Luglio?
LS: Sì
F (con fare aggressivo): Io a Luglio pago solo 1/3 di bolletta!
LS (con fare scocciato): Fai quello che vuoi.
F: Io non pago più spese in comune di tovaglioli, carta igienica e altro perché non le uso.
LS (con fare ancora più scocciato): Fai quello che vuoi.

C'erano in sospeso due euro pagate da me... Faccio conto che gli ho offerto due caffè.

Giovedì ore 18.30/18.45

Fuggitivo (sempre con fare aggressivo): ma la bolletta del telefono è ancora intestata a te?
LS (con fare scocciatissimo): Sì è intestata a me
F (tutto d'un fiato): Allora perché D. (il terzo) ha chiamato in azienda è ha detto che non vuole ricevere più fax in casa? La bolletta la paghiamo in tre!
LS (con la pazienza persa): V. non mi scassare la minchia con queste storie! Se hai qualche problema con D. veditela con lui, non mettere in mezzo anche me che me ne sto andando!
F: Eh, ma non state a fare complotti!
LS: Ho detto che non ne voglio sapere dei vostri litigi! Non è possibile che ogni sera esce un problema! Guardatela con lui e non mi scassare più la minchia con sta storia! Hai detto che te ne devi andare? Fai quello che devi fare e non mettermi in mezzo più!

Tra parentesi, sono due mesi che questo personaggio parte la mattina alle sette e mezza e torna a mezzanotte pur di non incrociare l'altro inquilino... Un attimo di palle per parlarci invece di mettere in mezzo sempre me, no?

Giovedì ore 20.

D (al telefono): V. sta traslocando, si è portato via il router e altre cose.
LS: Il router? Ma se paghiamo ancora la connessione?

Giovedì ore 23.

Decidiamo di dare una mano al fuggitivo, facendogli trovare fuori alcune cose sicuramente sue.

Venerdì ore16.00

Prendo mezza giornata per sistemare il mio trasloco. Rimango fuori dimenticando la chiave e chiamo il mio coinquilino.

D: Stamane è venuto e ha portato via altro?
LS: Sì, ha portato il telefono e ha fatto addirittura la lavatrice.
D: che dobbiamo farlo?
LS: lasciamolo andare... Se si attacca a ste cose...

Mi accorgo che si è portato via anche la bilancia... Rido per non piangere.

Venerdì Ore 19.

Mi chiama l'ex padrone di casa.

Padrone Casa: Mio figlio ha ricevuto un messaggio da D. che dice che V. sta facendo il trasloco. Me lo conferma?
LS: Io non l'ho visto materialmente, ma in casa mancano cose che lui dice che sono sue. Guardi che se manca qualcosa della casa né io che D. non vogliamo saperne niente!
PC: Quindi lei me lo conferma?
LS: S'è portato anche il router e non ho potuto collegarmi al mio blog!!!!!
PC: Questo è un fatto grave...
LS: Non si preoccupi, tanto non ci sono commenti a cui rispondere.

Sabato ore 18

Passo a casa vecchia a prendere le ultime cose...

D: si è portato altre cose, ha svuotato il garage.
LS: Manco una ditta di traslochi è così efficiente!

Domenica Ore 10

Mi incontro col Padrone di casa, ad un bar, non a casa. Evita chirurgicamente i discorsi dell'arraffamento impulsivo.

PC: Al piano inferiore al vostro abitano tre ragazze. Stanno da dieci anni là e non mi hanno mai dato problemi. Hanno messo anche un ragazzo con loro, io non potevo capacitarmi quando mi hanno detto che a loro andava bene il ragazzo. Il ragazzo era un bravo lavoratore e bravo ragazzo con cui sono rimasto in contatto... Quella casa è il paradiso... Tre metri più sopra l'inferno!

Nel frattempo ricevo una chiamata da D.

D: Oggi è venuto convinto! Si sta portando via tutto!

Domenica ore 22

Mancano all'appello (tutta roba messa da lui in nove anni di vita in quella casa): router e telefono (sicuramente pagato in tre, ma non da me), due mensole dalla cucina, porta spugna in plastica, cestello arrugginito per la frutta, posacenere (lui non fuma), porta spazzolini e porta sapone liquido attaccati al muro, pozzetto congelatore, scarpiera con scarpe, quadri di fotografie della città di Parma, tenda zozza a coprire la porta del bagno, piatti, pentole, posate, stoviglie, barattoli dello zucchero e del sale... E non ho visto in camera sua perché la tiene chiusa....

Della seria, quando la gente si accanisce...

Chiudo mostrandovi una visuale della città di Parma dal terrazzo di casa nuova.


venerdì 27 giugno 2008

Supermercato (3^ parte)

La prima parte qui.
La seconda parte qui.

Si svegliò e in un lasso di tempo indefinito, forse nell’attimo stesso in cui la vide, forse in un condensato di anni, nella finitezza di quell’abbraccio infinito, sentì la morte nel cuore ora che i suoi polpastrelli la percepivano di plastica mentre i suoi sensi ricordavano con un crampo allo stomaco la donna che aveva amato per una notte, una notte lunga una vita.
La morte nel cuore. Continuava a stringerla tra le braccia, forte forte, avvolgendola, aggrappandosi a lei. -Che ne sapevo io di cos'era veramente la sofferenza?! Pensavo al fatto che non aver soldi per comperarsi pasta e riso potesse essere la sofferenza, ma in realtà quanti abissi esistono sotto questo? Credevo di trovarmi sul fondo di un baratro e m'accorgo che sotto i miei piedi se ne sta aprendo un altro che sono convinto di non riuscire a sopportare Ho perso tutto sì, non è solo un'impressione, il peggio è arrivato.
“Ha senso alimentare il dolore?- continuava a chiedersi - io qui non sto facendo che questo. Non ne posso più, comincio seriamente a non saper gestire tutto ciò - ormai mi soverchia. È come se avessi un coltello infilzato in pancia ed un mantello bagnato addosso. Ero senza lavoro e ogni barlume di prospettiva sembrava, di giorno in giorno, venir meno. Ma ora ho perso l’unica ragione di vita.”
Senza perdere il contatto fisicocon il suo angelo biondo, si spostò verso l’altra sponda del desolato lettino a una piazza e mezzo e la prese in braccio con tutta la delicatezza che l’amore gli aveva insegnato.
La portò vicino alla finestra, da dove entrava la luce di un giorno che sembrava notte. La nebbia come un lago li isolava dal resto del mondo. In quella luce albina la guardò, estasiato dalla sua bellezza, le accarezzò con una speranza inconsolabile i capelli, mentre cercava la fessura. Le sue carezze si fecero spasmodiche, ma la nuca era liscia e compatta. Prese i capelli, li scaraventò sul davanzale della finestra. La loro ombra proiettò nella stanza una ka'ba di luce.
Con lentezza la distese sul pavimento, si mise a giacere sopra di lei, la strinse ancora tra le braccia e chiuse gli occhi. Intanto i suoi pensieri si allontanavano leggeri, volavano lontano lasciandogli solo la sensazione eccitante di esserle vicino, sempre più vicino, di penetrare nel suo mondo.

Francesca era una cassiera del supermercato, bionda, alta 1,70 e con due splendidi occhi nocciola. Quel giorno fece tardi al lavoro, doveva accompagnare la bambina all’asilo e le mattine, quando la figlia, anch’essa bionda come la madre, faceva capricci Francesca arrivava sempre tardi al lavoro. Il direttore conosceva la situazione e, spesso e volentieri, chiudeva un occhio, anche perché Francesca era un’ottima cassiera e spesso si tratteneva al lavoro anche più del dovuto.
Quella mattina, dato il suo ritardo non seppe subito della scomparsa del manichino, c’erano clienti da servire e lei non poteva perdere tempo in chiacchiere, ma più tardi, durante una pausa, fumando una sigaretta assieme alle colleghe seppe del fatto. Erano tutte divertite dall’atteggiamento investigatore di Dalinghi, ma Francesca era stranamente seriosa.
Seriosa, perché lei sapeva dell’uomo che ogni notte si procurava del cibo nel supermercato, l’aveva visto una volta che fece molto tardi al lavoro, seriosa perché aveva forti sospetti su di lui, seriosa perché non aveva la più pallida idea di cosa se ne facesse quell’uomo di un manichino.
Fu allora che vide davanti il supermercato, Dalinghi che con lo sguardo e una sigaretta in mano ispezionava il palazzo adiacente al supermercato. Alzò lo sguardo anche lei e, da una finestra del secondo piano, notò una ciocca di capelli biondi. Abbassò lo sguardo e vide Dalinghi correre dentro il supermercato. Era sicura: quella ciocca di capelli apparteneva al manichino.
Continua...
In contemporanea con Omnia Munda Mundis.

martedì 24 giugno 2008

L'ultima vincita?

Con Gratta e vinci foggiano in palio... un funerale

Albe: Lupo!!! Questo è successo dalle tue parti!!!
LS: Dimmi un po', sarà la solita storiella del menga...
A: A San Marco In Lamis, conosci?
LS: Sì, purtroppo sì...
A: ?
LS: Campanilismi... Continua.
A: Dicevo a San Marco in Lamis, per l'estate 2008 è stata promossa una sottoscrizione a premi per promuovere la frazione turistica di Borgo Celano...
LS: Beh! E allora?
A: Al vincitore verrà dato in premio un intero funerale!
LS: Ma va?
A: C'è tutto: un loculo completo, bara con cuscino offerta da un'azienda locale, una lapide di prima scelta, luce eterna in vetro e ottone ed arredi sacri provenienti dalla vicina San Giovanni Rotondo.
LS: o_O
A: Pensa che per scherzo è stata ribattezzata la lotteria del gratta e speriamo che non vinci.
LS: Beh, io mi gratto e basta.

domenica 22 giugno 2008

Matteo Salvatore - La Luna aggira il mondo e voi dormite

Matteo Salvatore - La luna aggira il mondo e voi dormite
Autobiografia raccontata ad Angelo Cavallo
Edizioni Stampa alternativa.
Era di sera. Mio padre e altri due facchini furono chiamati per andare a scaricare alla ferrovia un vagone di calce viva. Noi stavamo tutti a letto. Mia madre non dormiva per la preoccupazione del nostro stomaco vuoto. Stava affacciata alla finestrella. Verso l'una di notte, avevano finito il lavoro alla stazione e l'appaltatore pagò i facchini. Le mani di mio padre e quelle degli altri due amici sanguinavano. Nella stessa notte, mio padre bussò alla porta di una donna che vendeva del pane e ne comprò quattro chili. Avevo quattro o cinque anni. Rientrò mio padre e io mi svegliai. Mio padre e mia madre tagliarono il pane, mentre Michele, Vincenzo, Maria, Matteo, Beatrice, Umberto dormivano ancora. Mia madre prese i pezzi di pane e li accostò alla bocca dei figli: "Svegliatevi, è arrivato tatà, ha portato il pane". Ci menammo come lupi a strappare il pane con la bocca. Si era fatta quasi l'alba, raggiunsi mia madre vicino alla finestrella e c'era la luna. Mia madre sussurrò: "Figlio mio, la luna aggira il mondo e voi dormite!". Io chiesi a mamma: "Che significa?".
"Eh, figlio mio... vuol dire tante cose!".


Inizio a raccontarvi questo libro, questa biografia di Matteo Salvatore dall'anedoto finale, quando oramai si è scoperto tutto dell'uomo e dell'artista. Si è scoperta l'infanzia di estrema povertà, in un meridione, quello di inizio secolo, paragonabile quasi al terzo mondo. I giochi con gli amichetti (come li chiama lui), fatti per ingannare lo stomaco vuoto, le angherie dei signorotti locali, e il duro lavoro dei campi, sotto il cocente sole pugliese e agli ordini del soprastante (da cui prende il titolo una delle sue famose ballate), che impediva ai braccianti anche il solo abbeverarsi. Si conosce il maestro Pizzicoli, un musicista cieco che insegnò a Matteo a suonare la chitarra e col quale andava in giro a portare serenate.
Si passa attraverso l'emigrazione di Matteo dal suo paese natio per andare a Roma, dove iniziò facendo il mendicante nei ristoranti, sempre accompagnato dalla sua chitarra e dove, per molto tempo, abitò in una baracca.
Si arriva fino al riscatto sociale, alle prime incisioni, all'amicizia con Claudio Villa, alle tournee in Canada e al suo rapporto con le donne. Fino al ritorno ad una vecchiaia povera.

Matteo Salvatore, cantastorie di Apricena, comune al confine tra il Tavoliere e il Gargano, grazie alle sue ballate è riuscito a raccontare il disagio sociale del meridione povero. E' stato un'artista amato dal popolo, con le sue ballate allegre (un pugliese a Roma, la bicicletta), ma è stato anche apprezzato dagli intellettuali, grazie alle sue struggenti ballate di vita contadina (Padrone mio, Lu Soprastante). Matteo Salvatore per molti anni è stato il cantante che rappresentava la Puglia in giro per l'Italia e per il Mondo.


Diceva Calvino: "noi dobbiamo ancora inventare le parole che dice Matteo Salvatore", io vi propongo una sua ballata.

Lu Bene mio
Va' lu bene mio,
curre a mamma toje,
tu mo' si l'ammore,
bella mia.
Io te vulevo bene
e te ne voje ancora,
tu mo' si l'ammore
bella mia.
Se mammate nun vole,
nuje ce ne fuimme,
pigghiemo l'appuntamento,
bella mia.
Va' lu bene mio,
curre a mamma toje,
tu mo' si l'ammore
bella mia.


giovedì 19 giugno 2008

Supermercato (2^ parte)

La prima parte qui.


Entrò in casa affannato e felice, lanciò gli snack sul tavolo di cucina, rallentò il passo mano a mano che il cuore accelerava i battiti. Spalancò la porta della camera spingendola con un piede.
La teneva in braccio come una sposa, la adagiò sul letto, non più il disperato giaciglio a una piazza e mezzo, ma un immenso lettone appoggiato alla parete che si era fatta di vetro per far entrare la notte. La finestra si era socchiusa, entravano profumi eccitanti e vitali.
Si distese accanto a lei e mentre la accarezzava con lo sguardo imparò l’Amore.
Tremò di passione, il corpo percorso da brividi caldi, gli occhi lucidi, riusciva a stento a controllare il battito del suo cuore e a respirare. Con un gesto lentissimo le sfiorò con la punta delle dita il viso, poi la nuca, dove trovò una fessura. La riconobbe, era la stessa dei carrelli per la spesa, la percorse, seguì il filo che pendeva fino a tastare un gettone. Guidato dall’istinto, lo inserì delicatamente dentro la fessura. L’angelo biondo si animò e ansimando gli si fece ancora più vicino, fino a sfiorarlo con la pelle calda e morbida. Sopraffatto dal piacere di quella sensazione sconosciuta e devastante la baciò sulla bocca. Le loro labbra premevano le une sulle altre e poi si staccavano lentamente fino a sfiorarsi soltanto.
I loro corpi abbracciati ondeggiavano come i flutti che lambiscono la terra e ne restano travolti, mentre il mare fu percorso da una tempesta con onde altissime mai vista prima di quella notte e il vento soffiò più forte spingendo le tende che volteggiarono danzando.
Diventarono un solo essere e tutte le cellule dei loro corpi cominciarono a chiamarsi l’un l’altra per nome.
Durò un tempo senza tempo, poi restarono immobili, l’uno tra le braccia dell’altro.

Tommaso Delinghi era il responsabile della sicurezza del supermercato, stava seduto nel suo ufficio con un viso preoccupato. Dal giro mattutino le commesse del negozio Fashion donna lo avevano informato della mancanza di un manichino. Da quando si occupava della sicurezza di quel supermercato, non era sparito mai niente e questo lo turbava. Non gli importava che per la responsabile del negozio quello fosse un ammanco di poco conto, nel suo supermercato questo non doveva accadere.
Era sempre inflessibile verso il taccheggio e ogni volta che beccava una persona a sgraffignare nel suo supermercato gli faceva passare i guai, chiamando sempre le forze dell’ordine. Ogni extracomunitario che entrava era sorvegliato a vista da lui, tramite l’ingente numero di telecamere che aveva fatto installare, rinunciando anche ad una parte del suo stipendio. Nessuno sfuggiva al suo occhio.
Passò buona parte della mattina ad interrogare le guardie giurate assegnate al controllo notturno, ma loro non avevano visto nulla. Li congedò con disprezzo, convinto com’era che queste persone non avessero fatto il loro dovere. Si rammaricò che le telecamere all’interno del supermercato non prevedevano una registrazione notturna, aveva espressamente chiesto le telecamere con registrazione, ma dalla sede centrale fecero finta di non capire.
Si recò per l’ennesima volta sul luogo del reato in cerca di prove, ma le uniche cose che trovò erano delle splendide magliette a metà prezzo. "No nel mio negozio", continuava a ripetere tra se e se.
Finita l’ennesima ispezione uscì dal supermercato, si accese una sigaretta e mentre fumava ripeteva tra se e se: "tanto ti prendo". Ad un tratto alzò lo sguardo verso il palazzo adiacente al supermercato e fu allora che vide una ciocca di capelli biondi che sbucava da una finestra dell’ultimo piano. Riconobbe subito i capelli: erano quelli del manichino mancante. Buttò la sigaretta e si recò di corsa nel suo ufficio ad escogitare il modo per entrare in quell’appartamento, senza creare imbarazzi alla direzione del supermercato.

Continua...

In contemporanea con Omnia Munda Mundis.

martedì 17 giugno 2008

Vibra la vida loca

Uomini e Donne. La consigliera Karina Cascella ricoverata in seguito ad un gioco erotico andato storto

Albe: Incastrato?
Peppe: Sì Incastrato!
Lupo Sordo: Cos'è successo?
Albe: Senti 'sta notizia!
P: Sembra che a Karina Cascella, la consigliera di uomini e donna gli sia rimasto incastrato un vibratore...
LS: o_O
A: Sì! Stava col ragazzo, un certo Sasà, e le hanno trovato anche segni di frustate sulla schiena!
LS: Con Sasà!? Il tronista!?
P: Sì, in una notte di sesso estremo!
LS: Incredibile!
A: Sì, è assurda 'sta storia!
LS: No, è incredibile perché me l'aspettavo più dalla De Filippi e Costanzo!
A: La De Filippi con il vibratore incastrato e i segni di frustate sulla schiena????
LS: No, Costanzo.

domenica 15 giugno 2008

Intervista a Roberto Maroni

Buona sera ministro e grazie per aver accettato la mia intervista.
Grazie a lei, si sa che oramai il suo blog è diventato il salotto buono della politica italiana.

Nuovo ministro dell’interno, ha fatto già scalpore la sua proposta di arrestare i clandestini.
I clandestini sono criminali, entrano in Padania solo per stuprare le nostre donne, per spacciare, per fare rapine nelle ville e poi puzzano… Quasi più dei terroni.

Scusi ministro, ma a questo punto non era meglio fargli un corso sull’igiene personale?
Oltre a questo ci rubano il lavoro e sono convinti di averlo più lungo di noi… Suonano il mandolino tutta la notte e cantano ‘o sole mio in barba a tutti i regolamenti condominiali.

I clandestini cantano ‘o sole mio? Ma se è una canzone italiana?
Terrona per la precisione. In Padania non tolleriamo tutto ciò.

Ma lei è un ministro italiano.
No, io sono un ministro Padano. In Padania suoniamo il sax, mica il mandolino e i tamburelli…

Ma parlavamo di extracomunitari.
Va bene, sempre terroni sono. Solo che per una strana legge che non condivido possono venire in Padania senza permesso di soggiorno.

Signor ministro i terroni, come li chiama lei, e i Padani fanno parte della stessa nazione.
Non me lo ricordi, altrimenti mi viene da piangere…

Facciamo che non ho sentito niente e cambiamo discorso. Altra polemica è la sua proposta di cacciare le prostitute, perché sono contro la morale.
E’ uno schifo! Queste donne mezze nude che stanno in strada ad adescare giovani e possenti padani che la mattina si devono svegliare presto per lavorare, al contrario di voi terroni che preferite stare tutto il giorno a ballare tarantella e mangiare la pizza.

Quindi la sua è una proposta per salvaguardare la morale?
La morale Padana per la precisione.

E perché poi ha ritrattato proponendo i quartieri a luci rosse?
Per la morale! La famiglia! Il cattolicesimo!

E cosa c’entrano i quartieri a luci rosse? I conti non mi tornano.
Perché noi dobbiamo preservare… E la famiglia che lo chiede… Il papa buono, fante, cavallo e re... Un, due, tre, stella… Sotto la panca, la capra campa, sotto la panca la capra crepa… La sicurezza… Pippete pump... La bella lavanderina che lava i fazzoletti per i poveretti...

Signor ministro lei non me la racconta giusta.
Le dico la verità, anche se è terrone lei mi pare un bravo ragazzo. In realtà noi che ci vantavamo di averlo duro, non ce l’abbiamo più così tanto duro… E quindi preferiamo togliere le prostitute per non fare brutte figure… Stiamo invecchiando, guardi Bossi… Poverino da quando ha scoperto di non avercelo più duro a stento cammina e poi non ti dico la faccia che ha fatto Borghezio! Calderoni era una brava persona: educato, gentile, non litigava mai con nessuno… Guarda adesso com’è!

Sì, ma i conti non mi tornano… Perché poi ha ripiegato sui quartieri a luci rosse?
Non so come dirglielo… La conosce la legge della elle?

La legge della elle?
Berlusconi…


E' on line un nuovo giornale di satira e informazione, dove troverete anche questa intervista: L'ANGOLO OTTUSO.

E' possibile scaricarlo gratuitamente, in versione pdf cliccandolo qui sotto:

http://www.bengodisity.org/angolo/ottuso_n0.pdf

Se vi piace fatelo girare...

giovedì 12 giugno 2008

Supermercato (1^ parte)

Ritornano i racconti a quattro mani alternate, la rubrica che ha riscosso tanto successo (altrove). Stavolta la mia partner, perché di donna si tratta (e che donna!), è la simpaticissima Cristina che ho fatto soffrire con la mia poca vena di questi ultimi periodi.
Solito meccanismo: un incipit, in questo caso è Supermercato; due blogger che scrivono la storia, uno inizia e l'altro finisce, e si passano la palla. Le parti di ciascuno sono segnate con colori diversi.
L'esperimento è aperto a tutti quelli che si vogliono divertire nello scrivere e non deve essere fatto necessariamente con me, vi potete trovare un partner anche da voi.
Ricordandovi che i racconti terminati li trovate in questo blog, vi auguro una buona lettura.


Il Supermercato stava per chiudere. Lo capì dalla luce flebile del crepuscolo che attraversava i vetri sporchi della porta finestra. Ormai il sole era calato ma un riverbero rossastro illuminava la rete rugginosa che delimitava il balcone.
Gli piaceva quell’ora, si sentiva più leggero e meno solo, sospeso per un attimo insieme a tutto il resto, nella quiete più totale.
Tornò in cucina, aprì il cassetto del tavolino, dentro c’erano alcuni oggetti appartenuti a suo padre: due vecchie pipe di radica, dei grossi elastici verdi, una scatola di sigari e una poltiglia di polvere e tabacco sparsa sul fondo. Gli piaceva quell’odore acre e nostalgico, gli ricordava quello di suo padre.
Non riusciva ad odiarlo, nemmeno ad avercela con lui, anche se l’aveva lasciato solo, senza un soldo, senza la speranza di laurearsi, di avere un giorno una grigia vita da occupare in qualche Ministero.
In fondo era stato per amore se era fuggito per sparire nel nulla con la più bella cassiera che si fosse mai vista in un Supermercato.
Già, il Supermercato. Il suo stomaco cominciava a farsi sentire, aveva fame. Si sdraiò per terra e appoggiò l’orecchio allenato sul gelido pavimento di marmo. Non si sentiva nessun rumore, i dipendenti erano usciti tutti, ormai aveva campo libero. Scese in fretta giù per le scale che conducevano alle cantine e si insinuò nel tunnel che suo padre aveva scavato per raggiungere la sua amante. Il luogo degli incontri del loro amore clandestino era diventato per lui la via per la salvezza da una sicura morte per fame o da una vita da barbone in una stazione di un’anonima città.

Attraversò lo stretto e angusto tunnel con disinvoltura, lo aveva fatto molte volte e aveva acquisito l’agilità del caso.
Oramai conosceva molto bene gli orari della ronda delle guardie giurate e sapeva di avere un’ora per poter prendere l’occorrente della cena di oggi. Un’eternità per chi come lui conosceva a memoria questo supermercato.
Notò subito una cosa che non aveva mai visto prima: un negozio di vestiti. Si ricordò del cartellone che vide l’ultima volta, con scritto: “Prossima apertura fashion donna!” e riuscì a collegare il tutto.
Incuriosito entrò dentro il negozio. Mancavano ancora cinquanta minuti al passaggio della ronda e quindi aveva tutto il tempo che voleva per scoprire questo nuovo angolo del suo micromondo.
Così, in mezzo a jeans ultimi modelli e a canottiere che lasciavano poco all’immaginazione, vide lei: bellissima, bionda, pelle candida, occhi chiari e fisico perfetto. Rimase a contemplarla per alcuni minuti, era a bocca aperta, non poteva pensare di aver trovato il suo angelo in questo supermercato. Al primo sguardo fu subito amore, se lo sentiva, lo sapeva. Tutto questo lo rendeva felice.
Non riusciva a muoversi, incantato com’era dalla bellezza di questo angelo biondo, ma il tempo stava scorrendo e di lì a pochi minuti sarebbe passata la ronda. Allora prese la decisione! Tornò nel supermercato a prendere al volo degli snack, rigorosamente per due, si avventò verso il manichino (perché quello che ai suoi occhi sembrava un angelo era solo un semplice manichino) e assieme a lei si incuneò nella stretta fessura con molta più fatica di come l’aveva attraversata durante il viaggio di andata.

Continua...

In contemporanea con Omina munda mundis

martedì 10 giugno 2008

Un bacio è un apostrofo rosa tra le parole ti fotografo

Mentre noi, poveri pezzenti, stiamo attorno ad un lavoro e ci svegliamo la mattina alle sette per andare a timbrare il cartellino, la coppia Briatore-Gregoraci è stata beccata a Ponza... Poverini, quasi mi dispiace.
Ceppa perfetta commentata al solito da certa gentaglia.

Peppe: mmmh.....
Albe: mmmh...
Lupo Sordo: Cosa diamine state leggendo?
Albe: Briatore e Gregoraci sono stati beccati a Ponza!
LS: Ah! Finalmente li mettono dentro!
P: Ma no! I Paparazzi li hanno beccati nello Yacht di lui in costume da bagno, assieme ad un'amica ed una Bodyguard
A: E la Gregoracci non ha perso occasione di coccolare il suo futuro marito.... Lo sai che si sposano il 14 giugno?
LS: o_O
P: E non è tutto!!! Seduta accanto a lui, durante la gita, la Gregoracci si è ADDIRITTURA LASCIATA ANDARE ANCHE A TENEREZZE BACIANDO BRIATORE!
A: Non è una notizia fantastica!
LS: Quasi paragonabile al bacio di Andreotti a Riina...

domenica 8 giugno 2008

Athos Pellegrini

Si chiamava Athos Pellegrini era di Parma, aveva un ristorante di cucina tipica parmigiana in via d'Azeglio. Era un tipo molto all'antica e accettava solo pagamenti in lira, in lira del Ducato di Parma e Piacenza.
Nel suo ristorante serviva esclusivamente cucina tipica parmigiana, ma non il tipico prosciutto o il parmigiano o i tortelli, quella era roba da fighettini imborghesiti. Lui serviva solo una minestra fatta con carne di nutria e verdure colte sul ciglio della tangenziale, tutto innaffiato da della buona benzina rossa.
Per questo suo strano tipo di pagamento e il suo austero menù il locale non aveva un gran successo in città.
Odiava tutto ciò che andava oltre l'oltretorrente e aveva provato più volte ad incendiare via Farini e i suoi locali, buoni, a detta sua, solo per i figli dei terroni.
Era ancora fedele alla famiglia dei Borboni di Parma ed ad ogni insediamento del sindaco, imbracciava la bicicletta ed andava davanti al comune a chiedere il ritorno al potere della famiglia ducale.
Innamorato segretamente di Maria Luigia, non venne mai ricambiata da quest'ultima, anche perché era morta da un bel po' di anni.
Disprezzava il parmigianino, ma in compenso odiava vivamente il Correggio.
In autunno bazzicava gli argini del po durante le piene e, per farsi dare la mille lire per nutria promessa dai comuni della bassa, cacciava questi mammiferi uccidendole con le bombe a mano. Peccato che i danni che provocava agli argini con questa caccia erano maggiori di quelli fatti dai roditori.
Vicino a Brescello conobbe Spartacus, una nutria di 50 kg che allevò e fece lavorare nel suo ristorante come aiutante cuoco. L'animale era ben consapevole dell'odio di Athos verso la sua specie e si comportava sempre in maniera educata per non farlo adirare. Cercò di insegnare le buone maniere francesi al suo padrone, accettò di cucinare i suo fratelli per una questione di eredità e fu accanto ad Athos anche quando andò a Parigi in cerca di Carlo Ugo di Borbone, erede al trono del Ducato di Parma e Piacenza, per chiedergli di tornare. Ebbero scarso successo e tornarono in città tre giorni dopo solo con una manciata di torri Eiffel, che Athos usò per impalare nutrie.
Athos partecipò anche alle barricate del '22 contro i fascisti, non perché era politicamente dalla parte del fronte popolare, ma perché non poteva sopportare quei forestieri venuti nella sua città. Innalzava barricate con delle nutrie morte e lanciava michette rafferme contro gli squadroni fascisti. Leggenda narra che i fascisti abbandonarono la città grazie ad un suo fitto lancio di michette rafferme.
Durante la seconda guerra mondiale, lavorò nella contraerea. Lanciava michette rafferme ai bombardieri e segnava con una tacca, su una forma di parmigiano, il numero di aerei abbattuti. Leggende narrano che abbatté 10 aerei, ma questo non si seppe mai con precisione, perché una notte un branco di nutrie sgraffignò il parmigiano segna punti.
Negli anni '60 cercò di far diventare sport il lancio della michetta, ma non venne mai accettato dal CONI, per via della sua pericolosità.
Negli anni '70 Abbandonò il circolo dei cacciatori di nutrie, quando venne decretato fuorilegge l'uso delle bombe a mano, non aveva intenzione di far parte di un circolo di fighettini.
Morì qualche anno fa quando venne a mangiare nel suo locale, l'erede al trono del Ducato di Parma e Piacenza. Per fare bella figura Athos volle servire, al duca, del parmigiano per antipasto. Si ferì gravemente con il coltello per formaggio e morì dissanguato. Si racconta in giro che il duca Carlo Ugo di Borbone ballò tutta la notte attorno al cadavere e bevve il suo sangue, ma queste sono solo voci messe in giro dalla propaganda repubblicana.

venerdì 6 giugno 2008

Twitter (4^ e ultima parte)

A malincuore chiudo la carrellata dei miei migliori twitter... Porca pupazza! Adesso devo scrivere nuove cose!


# ruba due braccia da regalare all'agricoltura

# va a cena da Hannibal Lecter. Strano, ha detto che non dovevo portare niente...

# conta i pecoraro scanio per addormentarsi

# va a casa di Bush, piscia e non tira lo scarico

# tossisce e fa cadere il governo Prodi

# fa a gara di sputi con tutto l'esecutivo dell'UDEUR

# ironizza sulla lunghezza del pene di Rocco Siffredi

# SONO IL RE DEL TONNO!!!

# buongiorno a tutti, tranne che a me

# va a dormire che domani è una dura giornata di cazzeggio

# si intromette nel sistema informatico del SISDE e trova solo film porno.

# Lascio twitter, oramai con lui non abbiamo più niente in comune. Ringrazio e abbraccio tutti quelli che mi hanno seguito.

martedì 3 giugno 2008

Blog sull'orlo di una crisi di nervi

Blog: Lupo sei sveglio.
Lupo Sordo: Sì, sono le sette. Va bene che non faccio più le ore piccole, ma non esageriamo.
B: Perché non sei connesso?
LS: Non lo vedi che ho da fare?
B: Che fai?
LS: Riordino la stanza...
B: Una volta vivevi nella sozzura per me...


Blog: Lupo, chi è quella?
Lupo Sordo: E' la mia ragazza...
B: Perché è davanti al computer?
LS: Deve vedere una cosa.
B: Ma non mi ha aperto per niente!
LS: Ha da fare.
B: Perché non la cacci e vieni qui a scrivere qualche stronzata?
LS: Poi mi picchia.
B: A me mi mancano le mani!


Blog: Lupo, sei sveglio?
Lupo Sordo: Cazzo vuoi? Sono le tre!
B: Dicevo così, per far conversazione...
LS: Non la puoi fare ad un'ora decente?
B: E che sono preoccupato...
LS: Dimmi che c'hai.
B: Ho visto le statistiche e i commenti... Siamo in calo!
LS: E allora?
B: Come "e allora"? Fai qualcosa! Pubblicizzati! Sto diventando un blog normale!
LS: Ed io sto diventando una persona normale!
B: E noiosa!


Driin
Lupo Sordo: Pronto
Blog: Che fai?
LS: Ancora tu!? Quante volte ti ho detto di non chiamarmi al lavoro!
B: Quanto sei noioso... Non mi stai cagando per niente! Eppure c'hai internet in ufficio!
LS: Sì, ma ho da fare!
B: Uffa... Lascia stare tutto e vieni da me!
LS: Non posso!
B: Una volta non eri così! Una volta appena sveglio mi aprivi e la maggior parte della giornata stavamo assieme!
LS: Una volta ero disoccupato!