mercoledì 16 gennaio 2008

Concorso pubblico (1^ parte)

Col nuovo anno ritorna il progetto dei racconti a quattro mani alternate, racconti scritti da due autori alternandosi.
In questo ci cimentiamo io e Albe (il mio afflitto) e la parola (l'incipt) che ha dato inizio alla storia è Concorso pubblico. Il racconto è diviso in sette parti, quindi ne avremo fino a febbraio e, come gli altri, a ogni autore verrà assegnato un colore.
Ricordando che in questo blog troverete tutti i racconti che verranno prodotti e che l'esperimento è aperto a tutti i blogger interessati, mi rivolgo a te Cri che mi hai detto che ne volevi fare un altro, però purtroppo nel tuo blog ho trovato di tutto pezzi d'auto, spade antiche, quadri falsi e la foto nuda di Brigitte Bardot, ma non ho trovato una mail (chiedo scusa per la citazione di Baglioni, prometto che non lo faccio più).
Buona lettura.

Tre giorni.
Gli restavano soltanto tre giorni.
Ancora tre giorni e poi… poi sarebbe finito tutto: la fame, le difficoltà monetarie, la vita difficile condotta sino a quel momento: aveva vinto il concorso pubblico per un posto da impiegato negli uffici comunali di quell’elegante città emiliana.
Pensava al vecchio padre, solo, laggiù a Pantelleria: un povero pescatore che gli aveva permesso di studiare all’Università; a quando, con la sua voce roca, gli diceva al telefono: “Non preoccuparti, Biagio, qui è tutto a posto… io sto bene, sì… a lavoro? Al solito… ieri c’è stato mare, perciò oggi c’era poco… la mamma? Sì, sono andato a trovarla ieri…”.
Già, sua madre. Se n’era andata che lui era ancora un bambino, ma se la ricordava perfettamente. Rammentava il suo profumo, le sue carezze. E la sua voce che, ogni sera, lo accompagnava a letto. Donna Lucia era una donna d’altri tempi…
Ripensava alla laurea, alle lacrime del padre, a quanto era felice quel giorno.
Guardava verso il basso, dal finestrino dell’aereo che lo stava portando a destinazione e rifletteva su ciò che gli si parava sotto gli occhi, nella penombra di quella sera di fine Settembre. “Quante luci, laggiù… quante auto… tutti che corrono, s’affannano… mentre io, quassù, fermo e tranquillo, che li osservo”.
Credeva fosse più o meno simile alla sensazione che si ravvisasse dal Paradiso. “Forse è così che gli occhi di Dio si posano sul mondo – seguitava -. Forse è questa la visuale che Nostro Signore ha delle sue creature…”. Poi, improvvisamente, un pensiero lo inquietò: se per lui era così difficile, anzi impossibile, riuscire a osservare bene tutto ciò che, là in fondo, si muoveva, come faceva Dio a occuparsi di tutti noi? Non gli sarebbe venuto difficile, tutta quella gente? Anche solo ascoltarci…

Se ne andava via dalla fame, ma questo nonostante fosse un ottimo motivo per la sua partenza, non lo soddisfaceva del tutto.
Si guardava indietro e non sopportava l’idea di allontanarsi dal mare, aveva sempre vissuto in simbiosi con esso. La mattina, quando poteva, si imbarcava col padre. Gli piaceva il sole, il suo profumo e gli occhi di gioia del suo papà quando la pesca era buona.
Sin da piccolo avrebbe voluto fare il pescatore, sin da piccolo diceva che il suo futuro era il mare, sin da piccolo vedeva il suo vecchio come una sorta di eroe moderno. Ma i suoi sogni erano osteggiati dallo stesso padre che era ben consapevole della dura vita che comportava quella scelta. Non voleva che il figlio sacrificasse la sua vita a quel mostro azzurro che sembrava calmo, ma che in realtà ti consumava piano a piano. E, quando raggiunse il diploma e il padre gli disse che avrebbe avuto piacere che frequentasse l’università, lui acconsentì, anche se avrebbe voluto rimettere a nuovo la loro vecchia barca e ogni giorno navigare in cerca di pesce, ma non ebbe mai il coraggio di dire questo al padre. E fu una vera sorpresa quando, prima di partire per l’Emilia, il padre gli disse che sapeva dei suoi progetti post-diploma e che, secondo lui, sarebbe diventato un bravo pescatore. D’altronde il sangue era lo stesso…
Ripensava a tutto ed era convinto che nonostante la sua nuova vita gli avrebbe dato qualcosa che il mestiere di pescatore non poteva, era ben consapevole che diventava uno come tanti. Ricordava suo padre che laggiù a Pantelleria era considerato il migliore del suo campo, ricordava il rispetto che gli altri gli portavano, i consigli che chiedevano solo a lui e la solidarietà che tutte le famiglie di pescatori gli avevano dato alla morte della madre.
Così le donne dei pescatori, quando il padre stava fuori per molti giorni, gli preparavano il pranzo, la cena e lo trattavano come un loro figlio; gli piaceva tutto ciò, aveva avuto molte mamme nella sua infanzia e tanti padri.
Mentre il solo pensiero di andare in una città sconosciuta e di fare un lavoro dove sarebbe stato considerato uno dei tanti lo preoccupava, lo preoccupava la ricerca di un tetto dove stare e la lontananza dalla compagnia dei suoi paesani, burberi e attaccabrighe, ma con un grande cuore. Si lasciava alle spalle tutto ciò e davanti a lui vedeva una vita sconosciuta.

Continua...

In contemporanea con L'Eco Di Dionisio

16 commenti:

Unknown ha detto...

Il racconto è diviso in SETTE parti (te n'è sfuggita una).
Trovo interessante che le risposte al tuo sondaggio siano state sinora pari; la cosa che mi lascia perplesso non è colui che ha risposto "Sì" e vuol farci arrestare; bensì colui che ha risposto "No" (ma temo sia solo perché ha paura della mamma...) :-D

Cristina ha detto...

bast@ chiedere, che bell@!

Intanto mi gusto questo scritto.

P.S.:
I computer non consumano tanta energia elettrica, si possono tenere accesi, poi c'è il nuovo modello a pedali (perdavvero,l'hai visto?), alle brutte troviamo uno sponsor e ci facciamo anche quello, così non ci manca più niente.
Cia@

Cristina ha detto...

http://hightech.blogosfere.it/2007/12/curiosita-dal-web-14.html

questo è link, uomo di poca fede!

:D

Tanuccio ha detto...

@albe

Quella che ha risposto no potrebbe essere mia madre...

P.s. ho corretto il post

@cristina

Infatti, il mio computer è alimentato dai miei gas intestinali (notare la signorilità del commento)

Franca ha detto...

L'inizio mi piace.
Seguirò il resto con attenzione.
Il giudizio alla fine

Maurizio ha detto...

E' un po' Va' dove ti porta il cuore? Scherzo, ma non mi fate piangere!

mario ha detto...

il computer a gas intestinali è meraviglioso....
il mio è di ultima generazione va a pellet

Nuvola ha detto...

Sigh, direi che siete in tema con ciò che mi aspetterà tra un pò di tempo: concorsi pubblici..ovvero questa grande giungla .

P.s come siete melodrammatici! :D :D

Attendo la continuazione***

Mat ha detto...

un saluto veloce veloce causa connessione lenta lenta

ciao lupo!

Tanuccio ha detto...

@franca

Allora buone prossime letture...

@sonny&me

Prepara i fazzoletti

@mario

Pellet intestinali?

@nuvola

Innanzi tutto in bocca al lupo per i concorsi...
Per secondo, sì siamo melodrammatici, ma il bello di queste storie è sconvolgere più che il lettore l'altro autore...

@mat

Un saluto anche a te e alla tua pc card.

Unknown ha detto...

@ nuvola

Cara signorina,
lei non sa che il sottoscritto, dopo essersi sconvolto nei primi 5 minuti, ne impiega ancor meno per picchiare brutalmente il lupastro...

@ Tano

Sconvolgiti sta gran coppola di m... :-))))))))))))))))

Tanuccio ha detto...

@albe

Dai, per cortesia! Ci sono delle signore qui...

Nuvola ha detto...

Albe ma perchè venire alle mani quando si può far una bella bevuta? :D

Lupo Sordo direi, allora, che l'intento di scovolgere l'altro autore è stato raggiunto. Un consgilio te lo voglio dare, se lo accetti: scappa finchè sei in tempo perchè mi sembra malintenzionato :'D

Nuvola ha detto...

..alè..che bella dislessia eh?

Unknown ha detto...

@ Nuvola

Infatti, hai ragione: prima lo picchio e poi beviamo! :-))))))))))


@ Tano
O sei d'accordo o non lo sei, il Direttore ha già deciso...

Tanuccio ha detto...

@nuvola

Alla fine sembra cattivo, ma in fin dei conti se scavi, scavi, scavi, scavi e scavi a fondo è buono...

@albe

Cosa hai deciso?