giovedì 15 novembre 2007

ISS pro (2^a parte)

Qui la prima parte.

Si ridestò dal suo sorriso ebete, girò la sedia e cominciò a scrutare i clienti… Tutti uomini come al suo solito bar ma, al contrario dell’altro, qui vide gente gaia e allegra e non ravvisò interminabili discussioni sul calcio o partite a carte senza fine; notò che la birra Peroni era rimpiazzata da strane bevande colorate adornate da frutti tropicali e l’immancabile gara di rutti sostituita da una strana gara di risolini.
In quel locale gli parvero tutti contenti. Si divertivano al ritmo della musica del momento, pareva che si volessero bene tutti: lì era come se l’alcol non portasse depressione e risse, ma gioia e felicità.
In un angolo notò De Franceschi, politicante noto anche per essere strenuo difensore della famiglia. Non era solo, ma in compagnia di un ragazzo bellissimo, più giovane di lui, dal viso d’angelo e femminile; ma un viso caratterizzato come da un velo di tristezza… Al contrario degli altri, lui non sorrideva mai, teneva la testa abbassata e nei suoi occhi era possibile leggere la consapevolezza di chi sa come dovrà terminare la serata, una volta uscito dal locale.
“Che bello, – pensò – anche i politicanti di una certa fama riescono a divertirsi portando con sé elettori sconosciuti…” Gli piacque, quel locale. Per la musica, per gli intrugli colorati e per i clienti. Fu felice d’averlo scoperto e l’indomani era già pronto a consigliarlo ai suoi amici, nella speranza che la frequentazione di quel posto magico gli facesse perdere quell’alone provinciale e grezzo tipico della gente del suo paese, per lui come dimenticato da Dio.
Lo ridestò da quel sogno la voce di un ragazzo che si era avvicinato a lui: “Ciao” disse “mi chiamo Gago. E tu?”
Sorpreso non seppe come rispondere, ma questo non impedì ai due di fare amicizia e cominciare a chiacchierare. Era simpatico Gago: intelligente, spiritoso e aveva i suoi stessi gusti musicali e le medesima idea del mondo. Pensò a quanto fosse simpatico quel ragazzo che, allegramente, dissertava della magia dei vestiti da sposa.

Eppure era convinto che il locale fosse vuoto quando vi era entrato. E dov’era finita la ragazza del bancone? Diede un’altra occhiata in giro e che anche le dimensioni del locale sembravano cresciute. “Scusa, devo allontanarmi un attimo” fu la scusa che rifilò a Gago, il quale continuava a tirare in ballo velette, strascichi e diademi, e fece un giro per il locale aguzzando la vista in cerca di Marisol. C’era qualcosa che non quadrava ma non capiva cosa, continuava a girare per il bar, che si faceva sempre più grande, incrociando centinaia di facce sorridenti e ammiccanti, mentre il sottofondo musicale diveniva sempre più forte e assordante. Si girò verso l’uscita e la vide mentre indossava il suo spolverino di pelle color cremisi; cominciò a urlare “Marisool!!” ma la sua voce si perdeva nel frastuono, era come un pesce in un acquario: la bocca gli si spalancava, ma sembrava non uscisse nessun suono. Provò un senso di oppressione, cominciò a spintonare e mandare a terra chiunque si trovasse nella sua traiettoria e, proprio prima di uscire lei si girò, lo vide e gli regalò un malizioso sorriso accompagnato da un ‘blink’ dell’occhio sinistro. A fatica giunse all’uscita ma, una volta fuori, lei non c’era più. Fece qualche passo di corsa per vedere se avesse svoltato l’angolo: niente, era come inghiottita dal buio. Decise allora di tornare al locale, si voltò ma si accorse che era sparito anche quello, al suo posto una saracinesca abbassata, “possibile che abbiano chiuso così d’improvviso?”. Si incamminò, turbato e perplesso, finché giunto vicino casa la vide lì, davanti al suo portone.
“E tu che ci fai qui? Abiti qui vicino? Prima ti ho persa nella confusione...”, ”quale confusione? Eravamo solo io e te, mi hai dato il tuo indirizzo e sei uscito di corsa… ti aspetto da un po’… saliamo?”, “sì, ma facciamo piano che i miei dormono” e si diressero verso l’ascensore. Non capiva, ma in quel momento non gli importava di capire, né di fare domande. L’ascensore incominciò a salire, i loro sguardi s’incrociarono per un tempo che pareva infinito, prese a due mani tutto il coraggio di cui era capace, chiuse gli occhi e lentamente avvicinò le sue labbra verso quelle di Marisol.

In contemporanea con L'Eco di Dionisio

9 commenti:

Categong ha detto...

Mentre ancora sfiorava quella pelle impossibile, l'ascensore fermò la sua corsa.
Aprì gli occhi:
Marisol era sparita.
Gago lo fissava, al suo posto, da un millimetro.
"Sei un cavallo goloso"
Gli disse.
E fu l'ultima sua frase prima del reparto rianimazione.

Cristina ha detto...

Lupo Sordo in rosso?

Bello questo racconto, bravi ragazzi!

Ciao.

Cri :-)

Anonimo ha detto...

un caffe' con piacere
ma di tango solo quello
sulla tazzina a meno che'
tu non tenga un paio
di scarponi di ferro
so piuttosto impedita
ma perdutamente innamorata
di questa musica ballo
e pure delle mie tazzine
che ogni tanto tiro fuori
dalla vetrina per un giro
di caffe'
ole'
bacetto di buona giornata

Unknown ha detto...

@ Cristina

Lupo Sordo le uniche cose che ha in rosso sono il conto in banca e l'intimo che mette per capodanno...

Unknown ha detto...

@ Tano

Cristina ha detto...
Lupo Sordo in rosso?

Va premiata, la giovane... mi sa che è quella che t'ha sgamato per prima :-D

Tanuccio ha detto...

@cate

Sarebbe un bel finale alternativo... :)

@cristina

Si vede così tanto che sono un rosso?

@tempesta

Buonagiornata a ritmo di tango anche a te

@albe

Tu sai bene che il mio intimo è giallo avanti e marrone dietro :D

Va premiata Cristina? Ok, per Natale dovrà preparare una cesta a tutta la redazione dell'Eco Di Dionisio...

Franca ha detto...

Val la pena di aspettare il finale...

Unknown ha detto...

@ Tano

Una cesta per tutta la redazione? 'Azzo, con quello che mangiate fra te e Peppino le toccherà fare un mutuo...

Tanuccio ha detto...

@franca

Non so se vale la pena aspettare il finile, anche perché non l'ho fatto io e non lo conosco neanche...

@albe

Pensa a quello che mangi tu! Fogna!