martedì 11 marzo 2008

Concorso pubblico (7^ e ultima parte)

La prima parte qui.
La secondo parte qui.
La terza parte qui.
La quarta parte qui.
La quinta parte qui.
La sesta parte qui.

La storia intera qui.

Piccoli, su azione personale.
Ameori, di testa su calcio d’angolo.
Parzegli, in fotocopia all’azione precedente.
Bresciera, su calcio di rigore.
Per gli ospiti, rete della bandiera di Gasparro, con un secco destro da fuori area.
Risultato finale: 4 a 1 per la squadra siciliana.
Biagio aveva seguito la partita al bar in compagnia di Dalmazzi che, a ogni gol subito dalla sua squadra, annegava il dispiacere in un bianchetto. Toccò al ragazzo accompagnarlo a casa.
Tornato alla locanda, si ritrovò di fronte una scena che non avrebbe mai voluto vedere: in una delle due poltroncine della hall c’era Vania che, con le mani sul volto, singhiozzava.
“Vania! Cos’è successo? Cos’hai?”, le chiese Biagio con fare apprensivo mentre, accorso immediatamente da lei, tentava di capirci qualcosa.
“Sei uno schifoso!”, gridò lei.
“Io? Ma che dici?”, chiese Biagio spaesato e colto di sorpresa.
“Bruno mi ha appena raccontato tutto, al telefono! – disse Vania con veemenza – E così, io dovrei uscire con te per una scommessa, eh? Al diavolo!”
“Ma… ma Vania… aspetta, lascia che ti spieghi…”, balbettò Biagio.
“Non voglio sapere nulla – lo interruppe lei – Per quel che mi riguarda, mi fate schifo! Tutti e due! E ora, vattene!”.
“Ma Vania, io…”, tentò ancora di prender parola Biagio.
“Vatteneeee!”, urlò isterica lei.
Biagio si chiuse in camera a riflettere. Era chiaro che l’aveva fatta grossa: quando accetti certe sfide da persone moralmente “basse”, non puoi non scivolare in basso anche tu. E a Biagio era accaduto proprio così.
Il giorno dopo, appena uscito dall’ufficio, iniziò a cercare casa: pagare un B&B iniziava a pesargli e poi voleva sistemarsi definitivamente.
In una settimana la trovò: in centro, a pochi minuti di strada dal Municipio: un bilocale arredato e con vista sul Duomo. In quel lasso di tempo, non incontrò più Vania, né Bruno.

Quel giorno Biagio si trattenne di più al lavoro, per terminare alcune pratiche.
Dalmazzi lo vide chino sulla scrivania a lavorare e disse: “Allora!? Puglisi, ancora a lavoro? Dai vieni che andiamo in un localino nuovo che mi hanno detto che ha un buon vino!”
Biagio alzò la testa dal computer e rispose: “Capo… Lasciamo perdere… L’ultima volta mi ha fatto ubriacare”.
“In questo ufficio non voglio gente astemia! Dai, vieni con me!”, si avvicinò lo fece alzare, se lo mise sottobraccio e a forza lo portò nel locale.
Si sedettero assieme in un tavolino e ordinarono due bianchetti, Dalmazzi bevve il suo tutto d’un fiato, Biagio sorseggiava lentamente. Era triste e Dalmazzi se ne accorse subito: “E’ da una settimana che non sorridi. Mi vuoi dire cosa è successo?”
“Niente di importante.”
“Allora finisci il tuo bianchetto che ci facciamo un altro giro” Si voltò in cerca di un cameriere, ma non trovò nessuno, “Il locale è bello, ma il servizio lascia a desiderare…” e dicendo così si alzò a recuperare un cameriere.
Proprio mentre Dalmazzi, se ne andò, Biagio si accorse di una presenza in quel locale e vicino al proprio tavolo. Era Bruno, l’armadio a quattro ante, che con fare minaccioso si avvicinava al tavolo.
Biagio si accorse subito dell’armadio. “Questo ce l’ha con me…”. Cominciava ad avere paura. Non era molto bravo a fare a pugni e quando Bruno si fermò vicino a lui temette il peggio. I due ormai erano l’uno contro l’altro. La rissa stava per iniziare.
Biagio recuperando un po’ di coraggio, alzò la testa e guardò in faccia l’armadio, che proprio in quel momento, con un fil di voce che poco si adattava ad un uomo della sua stazza, disse: “A te che ha detto?”. E mentre diceva questo si sedette e mise la testa tra le mani…
Biagio quasi impietosito gli diede una pacca sulla spalla per incoraggiarlo e disse: “Che sono uno schifoso…”
“Anche a me.”
I due rimasero qualche secondo in silenzio, poi Biagio disse: “Beh, ha ragione…”
Bruno si voltò verso il nostro eroe e con un sorriso amaro disse: “Effettivamente…”
Nel mentre Dalmazzi, che ben nascosto aveva seguito tutta la scena si sedette anche lui. Il cameriere si avvicinò: “Cosa vi porto?”
Dalmazzi osservò bene i due ragazzi, distrutti, si rigirò verso il cameriere: “Per me un bianchetto, per i due ragazzi uno schotch… Doppio!”.

Fine

In contemporanea con L'Eco Di Dionisio

9 commenti:

Mat ha detto...

era oraaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!


non che pubblicassi la 7^ parte...ma che fosse l'ultima..

cmq, caro il mio L.S., io non vengo a parma per il kebab!!

cena cazzuta e vino a volontà!

Anonimo ha detto...

Va' dove ti porta il cuore.

Cristina ha detto...

Mi è piaciuto questo racconto e lo tum...

ciao

cri

mariad ha detto...

eh lo sapevo che il verme si sarebbe vendicato, dalle prime righe lho capito.
però, come va va gli uomini un modo per sodalizzare lo trovano, specie se si tratta di femmine sdegnose...
bravo cmq bel racconto

BC. Bruno Carioli ha detto...

Ci sarà un ottavo capitolo, a sorpresa ?

Franca ha detto...

Dire che ben gli sta ai due galletti!

Tanuccio ha detto...

ragazzi! Chiedo scusa se non vi rispondo, ma ho dei problemi con internet

Mamma Simona ha detto...

quindi tra i due litiganti...non ha goduto nessuno..
bel racconto, bravi!

Anonimo ha detto...

Bel racconto! Magari si potrebbe fare un seguito.
Bravi comunque