La prima parte qui.
La seconda parte qui.
La terza parte qui.
La quarta parte qui.
La quinta parte qui.
Che fare? Declinare l’invito del capo (proprio ora che l’aveva preso a simpatia) o rischiare di fare un’altra figuraccia con Vania? Biagio era in preda al panico. Poi, come avviene spesso in questi casi-limite, l’ansia riesce a illuminarti la mente. Con fare rapido, Biagio si girò verso Vania e le disse “Scusami un attimo”; poi si diresse verso il suo capo, gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò da distanza ravvicinata “Signor Dalmazzi, le spiace se rimandiamo a lunedì? Avrei un impegno con la signorina e…” .
Non ebbe nemmeno bisogno di terminare la frase che il capo lo guardò rispondendogli “Aaah, ho capito… bravo Puglisi! Lei sì che ha capito come ambientarsi! Poteva dirmelo subito che c’aveva della figa per le mani! Certo che rimandiamo a lunedì… e mi raccomando: gli faccia sentire di che pasta sono fatti gli uomini del sud! Eh! Eh!”. Detto questo, Dalmazzi gli diede due belle pacche sulle spalle, salutò entrambi i ragazzi e se ne andò.
Mentre scendevano giù per le scale, Vania chiese a Biagio cosa mai si fossero detti lui e il capo poco prima; la risposta del ragazzo fu uno di quei classici “Niente, niente…” buoni per tutte le occasioni.
Giunti all’uscita, Biagio si fermò, guardò la ragazza e disse: “Senti, io volevo… volevo ringraziarti per ieri sera… sai, non conosco nessuno, qui… il capo m’ha invitato a bere con lui… non ci sono abituato e così… ho esagerato…”. Vania lo guardò e rispose: “Figurati. Diciamo che non è stato peggio di quando t’ho visto la prima volta”. Risero entrambi.
Ma la loro allegria fu interrotta dallo strombazzare di clacson della Mercedes di Bruno. “Ah, allora torni con lui…” disse sconsolato Biagio. “Sì – ammise Vania – sai, domani parte per la trasferta e non ci vedremo fino a lunedì, perciò…”. Non terminò la frase.
I due si salutarono molto freddamente e con un po’ di magone. Biagio vide sfrecciargli sotto al naso la Mercedes e se ne tornò alla locanda da solo.
Nel mentre si avviava alla locanda venne fermato da una voce: “Allora Puglisi! La credevo con la ragazza?”. Era il capoufficio che con fare curioso aveva visto tutta la scena.
“Lei è dappertutto, signor Dalmazzi” disse Biagio sorridendo.
“Mi devo preoccupare dei miei sottoposti, no?” disse Dalmazzi sorridendo, “comunque lo conosco quello…”
“Chi?”
“Il padrone della Mercedes. E’ Bruno, il capo dei nostri gloriosi ultras”
“No!”
“Sì, quelli che domenica vi faranno quattro gol…”
“Lasciamo perdere il calcio…”
“Se vuole l’accompagno al club degli ultras. E’ qui vicino. Potrà parlare con il suo contendente…”
Biagio, voleva dire no. D’altronde cosa avrebbe detto a quell’armadio a quattro ante? Ma il capoufficio lo prese sottobraccio e lo accompagnò sin davanti al club ultrà.
“Questo è il luogo. Io non entro perché vado a prendere un bianchetto al bar di fronte. Mi raccomando tenga alto l’onore del nostro ufficio!”
Biagio, non sapeva cosa stava facendo lì, ma senza accorgersene era già dentro a quel club. All’interno trovò una serie di persone poco raccomandabili. E in fondo alla stanza vide l’armadio a quattro ante che dava indicazioni a due ragazzi intenti a creare uno striscione.
L’armadio alzò lo sguardo e disse: “Buonasera signor Puglisi, come mai qui?” Biagio non rispose… E l’armadio approfittò per continuare a parlare: “Ragazzi! Questo qui è siciliano e uno di quelli che domenica prenderà quattro gol, senza storie.”
Il campanilismo del nostro eroe uscì con tutta la sua forza e pur essendo circondato da tipi poco raccomandabili disse: “Senti, con quella squadra che vi ritrovate penso proprio che pagherete dazio.”
La seconda parte qui.
La terza parte qui.
La quarta parte qui.
La quinta parte qui.
Che fare? Declinare l’invito del capo (proprio ora che l’aveva preso a simpatia) o rischiare di fare un’altra figuraccia con Vania? Biagio era in preda al panico. Poi, come avviene spesso in questi casi-limite, l’ansia riesce a illuminarti la mente. Con fare rapido, Biagio si girò verso Vania e le disse “Scusami un attimo”; poi si diresse verso il suo capo, gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò da distanza ravvicinata “Signor Dalmazzi, le spiace se rimandiamo a lunedì? Avrei un impegno con la signorina e…” .
Non ebbe nemmeno bisogno di terminare la frase che il capo lo guardò rispondendogli “Aaah, ho capito… bravo Puglisi! Lei sì che ha capito come ambientarsi! Poteva dirmelo subito che c’aveva della figa per le mani! Certo che rimandiamo a lunedì… e mi raccomando: gli faccia sentire di che pasta sono fatti gli uomini del sud! Eh! Eh!”. Detto questo, Dalmazzi gli diede due belle pacche sulle spalle, salutò entrambi i ragazzi e se ne andò.
Mentre scendevano giù per le scale, Vania chiese a Biagio cosa mai si fossero detti lui e il capo poco prima; la risposta del ragazzo fu uno di quei classici “Niente, niente…” buoni per tutte le occasioni.
Giunti all’uscita, Biagio si fermò, guardò la ragazza e disse: “Senti, io volevo… volevo ringraziarti per ieri sera… sai, non conosco nessuno, qui… il capo m’ha invitato a bere con lui… non ci sono abituato e così… ho esagerato…”. Vania lo guardò e rispose: “Figurati. Diciamo che non è stato peggio di quando t’ho visto la prima volta”. Risero entrambi.
Ma la loro allegria fu interrotta dallo strombazzare di clacson della Mercedes di Bruno. “Ah, allora torni con lui…” disse sconsolato Biagio. “Sì – ammise Vania – sai, domani parte per la trasferta e non ci vedremo fino a lunedì, perciò…”. Non terminò la frase.
I due si salutarono molto freddamente e con un po’ di magone. Biagio vide sfrecciargli sotto al naso la Mercedes e se ne tornò alla locanda da solo.
Nel mentre si avviava alla locanda venne fermato da una voce: “Allora Puglisi! La credevo con la ragazza?”. Era il capoufficio che con fare curioso aveva visto tutta la scena.
“Lei è dappertutto, signor Dalmazzi” disse Biagio sorridendo.
“Mi devo preoccupare dei miei sottoposti, no?” disse Dalmazzi sorridendo, “comunque lo conosco quello…”
“Chi?”
“Il padrone della Mercedes. E’ Bruno, il capo dei nostri gloriosi ultras”
“No!”
“Sì, quelli che domenica vi faranno quattro gol…”
“Lasciamo perdere il calcio…”
“Se vuole l’accompagno al club degli ultras. E’ qui vicino. Potrà parlare con il suo contendente…”
Biagio, voleva dire no. D’altronde cosa avrebbe detto a quell’armadio a quattro ante? Ma il capoufficio lo prese sottobraccio e lo accompagnò sin davanti al club ultrà.
“Questo è il luogo. Io non entro perché vado a prendere un bianchetto al bar di fronte. Mi raccomando tenga alto l’onore del nostro ufficio!”
Biagio, non sapeva cosa stava facendo lì, ma senza accorgersene era già dentro a quel club. All’interno trovò una serie di persone poco raccomandabili. E in fondo alla stanza vide l’armadio a quattro ante che dava indicazioni a due ragazzi intenti a creare uno striscione.
L’armadio alzò lo sguardo e disse: “Buonasera signor Puglisi, come mai qui?” Biagio non rispose… E l’armadio approfittò per continuare a parlare: “Ragazzi! Questo qui è siciliano e uno di quelli che domenica prenderà quattro gol, senza storie.”
Il campanilismo del nostro eroe uscì con tutta la sua forza e pur essendo circondato da tipi poco raccomandabili disse: “Senti, con quella squadra che vi ritrovate penso proprio che pagherete dazio.”
Ci fu una risata fragorosa e di scherno verso l’ospite. L’armadio zittì tutti e disse: “Non perderemmo con voi terroni neanche se facessimo scendere in campo la primavera!” Altra risata. “Potrei giocarmi la donna!”
Gli occhi di Biagio si illuminarono e in senso di sfida disse: “Allora se domenica vince il Palermo, mi concedi di uscire con la tua donna”.
L’armadio, visto l’andamento della sua squadra in quelle ultime domeniche era sicuro di una facile vittoria e disse: “Quando si tratta di umiliare gente come te, sono ben contento di giocarmi la mia donna…” Ci fu un acclamazione dei presenti.
“Allora?” disse Biagio “affare fatto?”
“Affare fatto!” replicò l’armadio che incuteva sempre più timore al nostro impiegato statale siciliano.
L’armadio, visto l’andamento della sua squadra in quelle ultime domeniche era sicuro di una facile vittoria e disse: “Quando si tratta di umiliare gente come te, sono ben contento di giocarmi la mia donna…” Ci fu un acclamazione dei presenti.
“Allora?” disse Biagio “affare fatto?”
“Affare fatto!” replicò l’armadio che incuteva sempre più timore al nostro impiegato statale siciliano.
Continua...
14 commenti:
Questa saga è troppo forte ;-)
@ vipera 76
Grazie. Abbiamo scientificamente dimostrato che non è vero che troppe SAGHE fanno male.
:-)))))))))))))))))))))))))))))))))))
Non è che alla fine si può avere un libello con tutte le parti riunite? ;)
Buona serata, Lisa
@vipera
Infatti ha fatto braccio di ferro con la saga di Henry Porter ed ha vinto lei. :D
@albe
Tieni a posto la mano che le SAGHE ti rendono cieco.
@lisa72
Se vuoi ti mando un formato pdf per e-mail.
Sto facendo un giro su blog che conosco e che non conosco, ciao da Maria
Buona passeggiata :)
Grazie... apprezzerei ^_^
Un saluto, Lisa
cazzo dici?! le SAGHE non rendono ciechi, è stato scientificamente dimostrato pure quello! guarda me: è una vita che ho a che fare con le SAGHE e mi ritrovo con gli occhiali solo a causa dei libri e dello studio! ma si può?!
confermo. troppe saghe non solo riducono la vista ma incidono negativamente sulla callosità delle mani
Sempre più avvincente..
alla prossima!
Cri
marò sti maschi quanto so biechi!!!
partite e femmine e scommesse, ma si può???
Se quella sene accorge gli scippa la faccia a tutti e 2
e io gliela darei na mano
grrrrrrrrrrrr
@lisa72
Allora quando pubblicherò l'ultima parte, ricordamelo e dammi la tua mail che ti spedisco il tutto
@albe
Studio???? Quale studio? o_O
@mat
tu ne sai qualcosa... ;-)
@cristina
La prossima è l'ultima
@mariad
E se non se ne accorge?
Lo studio dell'anatomia: ho dovuto visionare parecchi "contributi" filmati... ^_^
chiamali col loro nome: film porno.
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