martedì 9 settembre 2008

Falso allarme a San Giovanni Rotondo

Era il millenovecentononricordo, comunque tanti anni fa, facevo le scuole medie e ora ne ho trenta, quindi fatevi i conti da soli. Sicuramente non era estate, andavo a scuola e molto sicuramente non era inverno, ricordo giornate soleggiate. Diciamo che stavamo in primavera, ma sono quasi sicuro che fosse autunno, la scuola mi sa che era agli inizi. Vabbé, ma tutto questo con quello che ho da raccontare c’entra poco.
Eravamo a metà settimana, ma molto probabilmente verso la fine e a San Giovanni Rotondo cominciarono a circolare voci su un furgone nero con vetri oscurati e con motore silenzioso, si diceva che questo ignoto furgone girasse per il paese in cerca di ragazzini da rapire per poi prendergli organi e venderli.
All’inizio era una voce, qualcuno ne parlava ma pochi ci credevano, però ad un tratto la voce cominciò a diventare urlo e tutto il paese ne cominciò a parlare in maniera più che preoccupata.
Era domenica, una splendida domenica d’autunno meridionale con un gran sole di quelli che non ho mai più trovato nelle domeniche autunnali emiliane. La mattina io e mio fratello avevamo appuntamento dal barbiere, era un barbiere che per arrotondare faceva i capelli di domenica nel suo soggiorno e visto che era bravo, la domenica aveva sempre il soggiorno pieno. Era un soggiorno, ma si trasformava in bottega di barbiere pieno di donne che chiacchieravano, l’argomento principe, potete immaginare qual era. Ognuna aveva da raccontare la sua: il figlio di tale comare tale era stato adescato da ignoti in furgone che stavano per acchiapparlo, ma il ragazzino riuscì a salvarsi correndo a più non posso; il figlio di tale signora tale che conoscendo di già la notizia alla vista di un furgone nero che lo seguiva riuscì a scappare e a dileguarsi nei vicoli del paese.
Durante la mattinata e il pomeriggio le voci cominciarono sempre a correre di più, mia madre mi ordinò di non dare confidenza a sconosciuti, lei ci teneva ai miei organi. Un ragazzino ci raccontò che tale amico di un amico era scampato ad un tentativo di rapimento gridando a più non posso. Uno che conoscevo mi disse che un furgone gli si avvicinò per chiedergli informazioni, ma lui lesto come una faina scappò il più velocemente possibile.
In paese si diceva di tutto, erano stranieri, forse venuti dalla Germania (a quei tempi non esisteva l’allarme extracomunitari); erano extraterrestri venuti a fare esperimenti genetici a San Giovanni Rotondo; erano alti 3 metri con occhi azzurri e capelli biondi; erano un uomo e una donna vestiti in modo trasandato; erano un gruppo di ex eroi di guerra, tra cui un nero con la cresta e pieno di collane, un anziano col sigaro e un giovane biondo vestito bene, inseguiti dall’esercito americano.
Ma alla sera del giorno successivo dopo aver sentito da tutte le persone con cui avevo parlato storie di rapinatori col furgone, in paese si sparse subito la voce che le forze dell’ordine avevano fatto il loro dovere e che avevano fermato un furgone sospetto. In men che non si dica tutto il paese si diresse verso la stazione dei carabinieri che a quei tempi si trovava in pieno paese. Io che abitavo a poche centinaia di metri dalla stazione dei carabinieri non persi tempo e assieme ad altri amici andai verso la stazione dei carabinieri. Da piazza Padre Pio, verso via Kennedy, dove stavano i carabinieri si vedevano centinaia di persone. C’era tanta gente che sembrava la festa patronale.
Noi restammo a vedere il colpo d’occhio del paese in via Kennedy per una ventina di minuti, poi preferimmo tornare alle nostre case, perché l’ora di cena era quasi arrivata.
Mio padre tornò dopo di me e ci raccontò quello che aveva sentito dire in mezzo al corso. Li hanno presi! Il furgone era nero e silenziosissimo! Non erano italiani.
Il giorno dopo a scuola, i ragazzini che potevano stare fuori fino a tardi o che avevano parenti che erano rimasti fuori dai carabinieri per ore raccontarono che, scandalosamente, le forze dell’ordine lasciarono andare via il furgone, che era nero e silenziosissimo, nonostante le proteste vivissime delle persone rimaste lì davanti tutta la notte. Uno scandalo! Si lasciavano liberi i criminali!
Mentre un ragazzo che abitava vicino ai carabinieri e che probabilmente era più informato disse che era tutta una cazzata e che il furgone non era nero, bensì bianco e che quale silenzioso, lui l’aveva sentito, faceva un rumore assordante e quelli erano dei poveri turisti tedeschi capitati in paese col mezzo sbagliato e nel periodo sbagliato.
Di questa storia penso che sia rimasto ben poco: i miei ricordi offuscati e forse non precisissimi (a volte penso di aver sognato tutto) e un trafiletto (in verità mai visto dal vivo) sulla Gazzetta del Mezzogiorno dal titolo “Falso allarme a San Giovanni Rotondo”.

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